Donazioni in calo del 37 percento. E 80 milioni del 5 per mille che il governo non distribuisce. Ecco come il Terzo Settore sta subendo la congiuntura economica. Proprio nel momento in cui sarebbe più utile il suo intervento
Meno 37 per cento di raccolta fondi nel 2011, e quest'anno andrà ancora peggio. E' la crisi che strangola il
Terzo Settore, proprio nel momento in cui le organizzazioni no-profit hanno più lavoro, per supplire ai tagli di servizi pubblici e per venire incontro a crescenti situazioni di povertà. Negli ultimi sei mesi sono diminuite di oltre il 10 per cento le donazioni dei privati, tanto che un italiano su due fatica a continuare a elargire la stessa cifra degli anni precedenti. Giù anche le entrate che arrivano dalle aziende, considerate sempre meno generose. E, a peggiorare la situazione, mancano all'appello più di 80 dei 463 milioni di euro raccolti dallo Stato con il 5 x mille nel 2010.
«Una presa in giro per tutti, contribuenti e organizzazioni» denuncia
Riccardo Bonacina, direttore del settimanale Vita. «Abbiamo scritto una lettera a Mario Monti e raccolto 15 mila firme, ma continua il silenzio». Del resto Filippo Pepe, portavoce del ministro dell'Economia Vincenzo Grilli, è stato esaustivo: «abbiamo inoltrato la richiesta agli uffici competenti, ma non è detto che rispondano. Non a tutte le nostre richieste viene data una risposta». Che importa se 15 milioni di contribuenti hanno deciso di sostenere oltre 30 mila organizzazioni donando 463 milioni di euro nel 2010. Il Governo ha scelto di elargirne solo 383. Degli altri 80 non è dato sapere. Se non che non saranno distribuiti. Poco importa rispettare la volontà degli italiani.
«Lo Stato non può pretendere che si paghi il 54 per cento di tasse, quando poi a sua volta non tiene fede ai suoi impegni e non paga. Con la Legge di Stabilità hanno determinato un tetto a 400 milioni, nonostante i 463 raccolti, ma ora hanno fatto di peggio: hanno fregato altri 17 milioni. Il 5 per mille ormai da anni non è il 5 per mille. Scrivessero che è il 4 per mille. Un gran numero di organizzazioni ha avviato progetti contando sull'entrata economica del 5 per mille e ora dovrà scontrarsi con gravi problemi di liquidità» tuona Bonacina. In Italia il 5 per mille non è mai diventato legge, il governo si è preso l'impegno di stabilizzarlo entro la fine dell'anno, ma chi si occupa di Terzo Settore non sembra crederci. I ritardi poi sono una prassi. «In media si attendono due anni. Le grandi organizzazioni riescono ad anticiparlo, ma molti non possono farlo. E se prima arrivavano solo in ritardo, ora siamo arrivati al punto che non li vedremo mai» nota con sconforto Gabriele Eminente, direttore Risorse Umane e Finanze di
Medici Senza Frontiere.
E in questo quadro scoraggiante si inseriscono i recenti dati dell'indagine realizzata dall'Osservatorio di sostegno al Non Profit sociale dell'
Istituto Italiano della Donazione che non lasciano dubbi. Il 2011 è stato un anno nero per l'andamento delle raccolte fondi. Solo il 24 per cento delle 180 organizzazioni intervistate ha aumentato le proprie entrate, mentre il 37 per cento ha dichiarato di averle diminuite. L'8 per cento in più in un solo anno. La maggioranza ha avuto contrazioni superiori al 15 per cento, anche con punte del 50. E non va meglio nel primo semestre del 2012. Le ONP che hanno stimato di aver raccolto di più dai privati sono solo il 14 per cento contro un 39 che dichiara di stimare un peggioramento.
«Analizzando i donatori più generosi, per la prima volta si assiste ad una visibile contrazione della raccolta fondi da privati» spiega Franco Vannini, Coordinatore del Comitato dell'Istituto «I cittadini italiani infatti, pur essendo indicati dal 50 per cento del campione come la fonte di entrata dalla quale si è raccolto di più, perdono 11 punti percentuali rispetto all'indagine condotta a inizio anno. Un peggioramento ancor più evidente si riscontra sul fronte aziende, le quali sono indicate dal 37 per cento come le meno generose con un incremento di ben 16 punti percentuali». E insieme alle donazioni delle aziende calano anche quelle delle fondazioni e della pubblica amministrazione.
Anche le associazioni di respiro internazionale sentono l'effetto della crisi. «Purtroppo nei primi otto mesi del 2012 abbiamo avuto una flessione del 6-7 per cento da parte dei privati. In realtà i nostri donatori non sono diminuiti ma donano di meno, sia in termini quantitativi sia di frequenza. E' la prova che la crisi morde» constata Eminente. Male anche per Terre des Hommes, da cinquant'anni in campo nella difesa dei diritti dell'infanzia. «Siamo intorno al 10 per cento in meno rispetto al primo semestre dell'anno passato. Resiste però il sostegno a distanza di chi già ha preso l'impegno. Questo tipo di solidarietà è molto forte, perché vi è un contatto personale con i bambini » spiega il presidente Raffaele Salinari.
Ma c'è di più. «In Italia oltre all'effetto crisi e alle problematiche legate all'erogazione del 5 per mille, bisogna considerare anche le politiche di detassazione. Siamo molto lontani dal mondo anglosassone e questo ha ripercussioni sul no-profit» fa notare Salinari. Basti considerare che il tema della deducibilità fiscale è stato introdotto solo dal 2005. La generosità è ammessa, ma solo a piccole dosi. Si possono infatti dedurre liberalità, ma non oltre i 70 mila euro, e usufruire di una detrazione di imposta pari al 19 per cento, per un importo che però deve essere di poco superiore ai 2.000 euro. E così, mentre l'economia civile dovrebbe poter fronteggiare la crisi e aiutare le persone in difficoltà, la politica preferisce alzare gli ostacoli. Più facile parlare di crescita che liberare energie. Persino quelle gratuite.