Calcio

Football Leaks, quando il giornalismo riesce ad anticipare la magistratura

di Stefano Vergine   6 luglio 2017

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Le rivelazioni dell'inchiesta internazionale condotta da L'Espresso hanno causato l'apertura di indagini giudiziarie in Francia, Spagna e Regno Unito. Mentre in Italia per ora tutto tace 

Cristiano Ronaldo, Josè Mourinho, Angel Di María e Javier Pastore. Sono alcune delle stelle del calcio mondiale finite sotto la lente della magistratura dopo l’inchiesta giornalistica chiamata Football Leaks. Conseguenze tangibili di un lavoro durato nove mesi e svolto da 12 giornali europei, fra cui L’Espresso. Un’indagine che ha permesso di svelare i meccanismi occulti del calcio, leciti ?e illeciti.

Giocatori trattati come titoli finanziari, investitori insospettabili (come Gustavo Arribas, capo dei servizi segreti argentini, proprietario di diversi calciatori), milioni nascosti nei più riservati paradisi fiscali. Il tutto a danno dei contribuenti dei Paesi che avrebbero dovuto incassare quei denari, Italia inclusa. E dei tifosi, cioè di chi spende - un abbonamento per la pay-tv, una maglia per il figlio - per godere del cosiddetto “beautiful game”.

L’inchiesta pubblicata sette mesi fa da L’Espresso in collaborazione con il network Eic (European investigative collaborations) ha svelato per esempio l’identità dei padroni di decine di giocatori, da Gabigol a Felipe Anderson, da Iturbe ad Alex Sandro. Ha ricostruito nei dettagli i profitti incassati esentasse da campioni quali Ronaldo e Mourinho. Ha raccontato dei pagamenti offshore realizzati da certi club, come il Torino di Urbano Cairo. E delle strane clausole che hanno trasformato alcuni procuratori in incredibili milionari, vedi il caso di Paul Pogba passato dalla Juventus al Manchester United per 105 milioni di euro, con la bellezza di 49 milioni finiti nelle tasche dell’agente italo-olandese Mino Raiola.

Notizie che hanno portato all’apertura di diverse inchieste giudiziarie, dicevamo. In Francia la procura finanziaria ?ha aperto un’indagine per frode fiscale, aggravata dal riciclaggio, nei confronti di due giocatori del Paris Saint Germain: gli argentini Di María e Pastore. Come avevamo raccontato, i due fuoriclasse residenti in Francia hanno incassato a Panama e alle Isole Vergini Britanniche milioni di euro pagati dai loro sponsor. Uno schema che non riguarda solo le due stelle del Psg.

La stessa architettura finanziaria è stata usata anche da tanti altri calciatori, quasi tutti argentini, che almeno fino allo scorso campionato giocavano in Italia. Nella lista, come avevamo spiegato su queste pagine, c’è ad esempio l’interista Ever Banega e lo juventino Gonzalo Higuain, il sampdoriano Ricky Alvarez e il romanista Leandro Paredes. I soldi pagati per lo sfruttamento dei diritti d’immagine di questi calciatori sono finiti offshore, in società di cui non si conoscono i proprietari. Al momento non si ha però notizia di indagini della magistratura italiana su queste vicende.

Si è mossa invece la giustizia spagnola, che nelle ultime settimane ha fatto sapere di aver aperto inchieste per evasione fiscale nei confronti di Ronaldo e Mourinho, entrambi clienti dell’agente Jorge Mendes. Secondo le autorità di Madrid, Ronaldo ha sottratto ai contribuenti spagnoli 14,7 milioni di euro: per questo ora rischia una multa da 28 milioni e fino a sette anni di carcere. Discorso simile per Mourinho. Durante la sua permanenza al Real, l’allenatore avrebbe omesso di versare imposte per 3,3 milioni di euro. Soldi guadagnati per la vendita dei diritti d’immagine, fatti transitare in due società irlandesi e incassati esentasse tramite una sigla registrata alle Isole Vergini Britanniche. Uno stratagemma che lo Special One ha usato anche durante i due anni trascorsi in Italia, quando allenava l’Inter?