L'intervento dell'associazione di italiani all'estero sulla generazione in diaspora raccontata dall'Espresso in queste settimane. «È urgente un dibattito pubblico sulle implicazioni economiche, sociali, culturali e politiche di questo fenomeno»
Il Manifesto di Londra è un gruppo di cittadini italiani che vivono in Gran Bretagna e Irlanda nato nel giugno del 2017 e impegnato in politica. Pubblichiamo la lettera che il gruppo ci ha inviato dopo il nostro servizio sugli expat.Caro Espresso,
Ti scriviamo per ringraziarti del
numero in cui avete messo in copertina la “generazione in diaspora”, raccontando come l’Italia sia tornata ad essere un Paese di emigranti, come mai dal secondo dopoguerra.
Da qualche anno l’associazione Manifesto di Londra cerca di portare al centro del dibattito pubblico il tema dell’emigrazione italiana. Siamo un’associazione composta da emigrati, nata per offrire uno spazio di attivismo culturale e politico per la comunità degli italiani a Londra e in Gran Bretagna e mantenere vivo un legame con l’Italia progressista.
Guardando l’Italia da fuori, ci preoccupa che pochi si stiano accorgendo che la vera emergenza nazionale non sono le navi cariche di rifugiati, ma il mezzo milione di persone che in dieci anni ha lasciato il Paese.
Pensiamo sia urgente un dibattito pubblico sulle implicazioni economiche, sociali, culturali e politiche di questo fenomeno, frutto della crisi di un Paese che ha smesso di offrire opportunità e speranza.
Caro Espresso, vorremmo che tu aprissi questo dibattito pubblico, continuando a scrivere del tema oltre gli stereotipi e i preconcetti. Ad esempio, scrivendo che
la migrazione è fatta di storie individuali molto diverse tra loro. Ci sono i giovani cervelli in fuga, ma c’è anche chi è emigrato 40 anni fa, chi è emigrato a 45 anni perché ha perso il lavoro, e i camerieri e i rider che non hanno l’arroganza di pensare che tornando in Italia potrebbero salvare il Paese. Ci sono quelli che vivendo all’estero hanno trovato il giusto equilibrio e si sentono davvero cittadini del mondo o almeno dell’Unione europea. E ci sono i tantissimi che lasciano l’Italia per sfuggire alla disoccupazione e alla precarietà, spesso ritrovandosi a fare lavori sottopagati.
È necessario
raccontare tutte queste storie per evitare di creare false divisioni tra i “bravi o fortunati ma vigliacchi” che partono e i “coraggiosi ma frustrati” che restano, tra i “cervelli che disprezzano l’Italia” e le “gambe e le braccia che nessuno vuole”. La migrazione non può essere ridotta a una questione di scelte dicotomiche sul Paese in cui si vive meglio e in cui il proprio “capitale umano” è più valorizzato. La nostra, come tutte le vite, è una costante fluidità di condizioni di vita, di lavoro, di luogo di residenza, di affetti, di amicizie, di lotte. Le lotte con cui ci confrontiamo tutti i giorni sono anche quelle legate alla nostra identità e al senso di appartenenza: qual è il nostro posto nel Paese in cui viviamo e quello da cui veniamo, che responsabilità abbiamo di restare o di tornare.
Prese tutte insieme, queste storie ci ricordano che l’emigrazione è un fenomeno collettivo che sta scrivendo e scriverà il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo. È necessario riflettere su un nuovo modello di società e cittadinanza transnazionale, equo, aperto e solidale, in cui si emigra per scelta e non per necessità.
Nel 2020, il Manifesto di Londra continuerà a parlare di questi temi con Italians of London, un progetto video-fotografico per raccontare sui social media la quotidianità e la diversità della vita all’estero. Avvieremo anche un gemellaggio con Grande Come Una Città, il programma di cittadinanza attiva del Municipio III di Roma animato da Christian Raimo. A marzo saremo insieme a Roma per un evento in cui useremo tante storie di emigrazione per parlare delle sue cause e implicazioni.
Caro Espresso, aiutaci a raccontare l’emigrazione italiana all’estero ai tuoi lettori in un modo nuovo. Venite a trovarci a Londra e a discutere con noi all’evento di Roma. Soprattutto, continuate a raccontare le nostre, molte storie.