Pubblicità
Attualità
aprile, 2020

Sifilide, l'epidemia razzista venuta dalle Americhe

Dal Nuovo Mondo un Nuovo Morbo arriva con i marinai di Colombo. Si trasmette per via sessuale e farà subito cinque milioni di vittime. Gli untori di volta in volta saranno gli ebrei, gli italiani, i francesi, i cristiani. Storia della malattia che ha ucciso re, filosofi e artisti

La sifilide è la malattia xenofoba per eccellenza. Per i francesi era il male italiano o napoletano o inglese. Per gli italiani era il mal francese. Per gli olandesi era spagnolo, per i russi polacco e per i turchi, genericamente cristiano.
 
La tesi sull'origine americana del Treponema pallidum, che ebbe subito grande popolarità, conteneva un ulteriore elemento etico-razziale. La sifilide essendo legata alla trasmissione sessuale era caratteristica di popoli dai costumi sfrenati. In primo luogo, dei nativi. Uno dei sostenitori più autorevoli di questa teoria è stato l'eroe eponimo del Nuovo Mondo, Amerigo Vespucci.
 
Altri diffusori della malattia erano gli schiavi africani, considerati alla stregua di selvaggi. Infine c'erano gli ebrei che nel marzo dello stesso 1492 dello sbarco colombiano a Hispaniola (l'isola oggi divisa fra Haiti e Santo Domingo) subivano il decreto di espulsione da parte della regina di Spagna Isabella la Cattolica.
 
Il 1492 è l'inizio di una diaspora verso oriente che porterà gli ebrei a raccogliersi nei campi profughi alle porte di Roma. Da lì papa Alessandro VI Borgia, spagnolo obbligato dall'espansione francese a mantenere rapporti stretti con le corone unite di Castiglia e di Aragona, li allontanerà ancora verso i domini del sultano turco, che garantiva libertà di culto.
 
Nasce in quegli anni una nuova figura di untore ideale, sia etico sia clinico. È il marrano ossia l'ebreo che si è convertito al cristianesimo per sfuggire alla persecuzione e che continua a celebrare la legge mosaica di nascosto. Il marrano diventa così un eretico e merita la morte con le sentenze dei tribunali dell'Inquisizione introdotti dai re cattolici di Spagna. Ma diventa anche untore, secondo lo storico Sigismondo dei Conti da Foligno.
 
Ecco la storia dei primi anni in cui l'Europa fece i conti con una nuova epidemia.
 
La cronologia della prima ondata di sifilide in Europa è abbastanza precisa. Intorno al 1493, alcuni uomini d'armi membri della prima spedizione colombiana decidono di non seguire il navigatore genovese nei suoi viaggi successivi e tornano a inquadrarsi negli eserciti.
 
Si sta preparando la Prima guerra d'Italia. Il re francese Carlo VIII di Valois comprende che la penisola, divisa fra piccoli stati e un Sud sotto influenza della corona di Spagna, può essere il terreno ideale per affrontare i rivali di Madrid.
 
Nel 1493-1494 corre la peste in Italia. I trentamila uomini dell'esercito francese si muovono verso le Alpi con un ampio seguito di prostitute per il conforto e l'igiene dei soldati. La scelta si rivela catastrofica. Il guazzabuglio di mercenari spagnoli, svizzeri, dalmati e francesi diventa un amplificatore della malattia che i medici, a prima vista, faticano a identificare e chiamano lue.
 
Inchiesta
Il vaiolo alla conquista delle Americhe 
14/4/2020
Assomiglia al vaiolo per le lesioni cutanee e dell'equivoco resta traccia nei dizionari (vérole/variole in francese, great pox/small pox in inglese). Altri pensano a una nuova forma di lebbra. Tutti la confondono con un'altra malattia sessuale molto diffusa, la gonorrea.
 
Nell'estate del 1494 l'armata di Carlo VIII arriva a Susa e poi ad Asti. Qui il sovrano incontra Ludovico Sforza detto il Moro e il suocero Ercole II d'Este che si recano a omaggiare il re con un seguito di cortigiane. Carlo VIII sembra apprezzare. Fatto sta che pochi giorni dopo si ammala in forma leggera di quello che viene diagnosticato come vaiolo a causa degli sfoghi cutanei ma è, probabilmente, sifilide.
 
L'attraversamento dell'Italia avviene per tappe, fra scontri e massacri. All'inizio dell'inverno i francesi arrivano alle porte di Napoli, dove dal gennaio 1495 regna Ferdinando II d'Aragona detto Ferrandino, cugino di Ferdinando il Cattolico re di Spagna.
 
Nel rispetto di una grande tradizione italiana, Ferrandino vede la mala parata e taglia la corda prima verso Ischia e poi, per maggiore sicurezza, si imbarca per Messina.
 
Il 22 febbraio 1495 i francesi entrano a Napoli. La sifilide si diffonde in città con velocità e violenza. I medici rimangono inorriditi di fronte alle devastazioni che il batterio – appartenente alla famiglia dei gram-negativi come quello della peste - procura alla cute, ai muscoli, alle cartilagini. La sifilide fa letteralmente a pezzi i corpi, fra dolori atroci.
 
L'epidemia, com'è chiaro, non aumenta la popolarità dell'invasore. A Napoli i sudditi fedeli agli Aragona rendono la vita difficile a Carlo VIII. Nel resto d'Italia gli spagnoli stanno organizzando una Lega antifrancese che minaccia di tagliare fuori e prendere in una sacca l'esercito di occupazione, odiato per la sua brutalità e per il disprezzo del codice cavalleresco.
 
Scandalizza l'abitudine, tipica dei temibili mercenari svizzeri, di uccidere sul posto i cavalieri disarcionati che, nella consuetudine medievale, venivano fatti prigionieri e liberati dietro pagamento di riscatto.
 
Il 31 marzo 1495 viene costituita la Lega antifrancese. Partecipano Venezia, Milano, papa Alessandro, la Spagna, l'Inghilterra e gli Asburgo.
 
Il 30 maggio del 1495, dopo appena tre mesi di occupazione, i francesi abbandonano Napoli per iniziare la loro anabasi verso le Alpi. Lasciano un presidio di alcune migliaia di uomini che fanno rotta verso Sud dove gli spagnoli si sono riorganizzati sotto la guida del “Gran Capitán” Gonzalo Fernández de Córdoba e che sconfiggeranno i francesi nella battaglia di Seminara del 28 giugno 1495.
 
fornovoOtto giorni dopo, il 6 luglio 1495, la Lega italo-spagnola ferma i francesi a Nord sul fiume Taro. La battaglia di Fornovo è breve e cruentissima. In un'ora di scontri muoiono tremila soldati. Non è chiaro chi sia il vincitore ma, per il momento, i francesi se ne vanno dall'Italia.
 
Italiavirus
La peste di Milano: inchiesta su un caso di cronaca di 400 anni fa
24/3/2020
La sifilide, invece, resta e prospera. Il medico della Serenissima Cumano riesce a osservarla durante la guerra. “Diversi uomini d’arme e fantaccini avevano delle pustole su tutta la faccia e su tutto il corpo. Esse assomigliavano a dei grani di miglio, e di solito comparivano sotto il prepuzio, o sulla parte esterna o sopra il glande, accompagnate da leggero prurito. Dopo pochi giorni i malati erano ridotti allo stremo dai dolori che sentivano nelle braccia, nelle gambe e nei piedi e da un’eruzione di grandi pustole che duravano un anno o più se non venivano curate.”
 
Nel 1496 il Treponema pallidum infierisce, oltre che a Napoli, a Ferrara, Pisa, Bologna e a Firenze dove le truppe di Carlo VIII hanno fatto tappa l'anno prima.
 
Con la diffusione globale dell'epidemia l'elemento razzista sfuma e si sposta alla sfera morale. Non più un gruppo etnico ma una professione diventa la fabbrica dell'epidemia. Le prostitute, che subivano condizioni di vita e di igiene terrificanti, sono individuate come responsabili del contagio. Gli Stati prendono provvedimenti. Inizia una politica del confinamento che, con un anacronismo, si potrebbe chiamare dei quartieri a luci rosse. La Serenissima rastrella le meretrici e le isola a Rialto. I provveditori della Sanità di Venezia danno inoltre l'esempio con l'organizzazione dell'Ospedale agli Incurabili dove sulla Fondamenta delle Zattere, lungo il canale della Giudecca.
 
Ci finiscono, oltre alle meretrici, quelli che non hanno il denaro per pagarsi un medico e un'assistenza in casa.
 
A Venezia, curiosamente, la sifilide diventerà la malattia di un'altra arte, quella dei vetrai che, passandosi l'uno con l'altro la cannula per soffiare il vetro, si trasmettono il contagio.
 
Nel 1530 il Treponema pallidum trova il suo nome attuale nel poema scientifico in esametri latini che il medico e astronomo veronese Girolamo Fracastoro dedica a Pietro Bembo con il titolo Syphilis sive de morbo gallico.
 
Suggestioni
La peste di Londra del 1665: l'indagine dell'inviato speciale Daniel Defoe
1/4/2020
Oltre che xenofoba, la sifilide è la prima epidemia mediatica. A febbraio del 1453 l'orafo di Magonza Johannes Gutenberg ha iniziato a sviluppare la tecnica della stampa. In pochi decenni l'invenzione si diffonde in tutta Europa e, quando la sifilide arriva, viene subito pubblicata una grande quantità di saggi e studi scientifici dedicati al contagio dagli epidemiologi dell'epoca. Già nel 1496 i tedeschi Sebastian Brant e Joseph Grunpeck pubblicano i loro trattati. Nel 1497 è lo spagnolo Gaspar Torella, medico alla corte di papa Alessandro, a stampare il suo rapporto con le prime indicazioni farmacologiche.
 
Da allora, e per secoli, la sifilide viene curata con il mercurio, secondo le raccomandazioni dello stesso Torella e dell'alchimista e patologo svizzero Teofrasto Paracelso. Solo nell'Ottocento si passa a sostanze non meno tossiche, come l'arsenico e il cianuro finché nel 1943 si adotta la cura a base della penicillina scoperta da Alexander Fleming quindici anni prima.
 
Le teorie sull'origine della sifilide sono tre: americana, europea e mista. La prima è quella già descritta prima. La seconda sostiene che il morbo esisteva in Europa fin dalla civiltà greco-latina, confuso con altri dalla sintomatologia simile. La terza conferma la seconda ma aggiunge che il batterio di importazione americana aveva ben altra carica contagiosa.
 
Inchiesta
Il colera di Napoli al tempo dei Borboni
6/4/2020
La migliore descrizione della catena della lue è comica e si trova nel Candido di Voltaire. Narra il filosofo ottimista Pangloss: «Pasquetta doveva questo “regalo” a un dottissimo frate francescano che era risalito alla fonte, perché l'aveva avuto da una contessa, che l'aveva ricevuto da un capitano di cavalleria, che lo doveva a una marchesa, che l'aveva ricevuto da un paggio, che l'aveva ricevuto da un gesuita il quale, da novizio, l'aveva avuto direttamente da un compagno di Cristoforo Colombo».
 
Per evitare la trasmissione, viene inventata la capote anglaise, il preservativo fabbricato con l'intestino tenue della pecora. Ma la sifilide, sia pure in diminuzione dopo la fiammata terribile di fine Quattrocento, continua a fare vittime eccellenti.
 
Fra i regnanti, colpisce Francesco I, che regna sulla Francia dal 1515 al 1547. Ma è fra gli artisti, categoria dalla vita sregolata per eccellenza, che il morbo fa i danni maggiori. È probabile che ne muoia, esattamente 500 anni fa, Raffaello Sanzio, censurato dallo storico Vasari per i suoi “eccessi amorosi”.
 

Nella stessa linea di comportamento c'è Guy de Maupassant, uno dei più grandi scrittori di racconti di sempre. Allievo e protetto di Flaubert, che anche lui aveva contratto il morbo in forma più lieve come era capitato a Baudelaire, a Daudet e a Verlaine, l'autore di Bel ami e dell'Horla prende la sifilide a 27 anni. La malattia arriva al terzo stadio, quello che colpisce il nervo ottico e sconvolge l'equilibrio neurologico. Maupassant finisce in un istituto psichiatrico e muore a 42 anni.
 
La sifilide ucciderà anche il genio del teatro comico Georges Feydeau e Theo Van Gogh, morto in una casa di cura sei mesi dopo il suicidio del fratello Vincent. Anche Toulouse-Lautrec sarà ucciso dal Treponema, mentre è incerto se sia vittima diretta della sifilide il filosofo tedesco Nietzsche che certamente muore pazzo. Fra i musicisti la malattia ha preso Donizetti, Paganini e due fra i massimi esponenti del romanticismo, Schubert e Schumann, in un'età in cui vigeva la massima separazione fra sessi al di fuori del matrimonio.
 
Tra i probabili morti di sifilide ci sono anche Vladimir Ili? Uljanov detto Lenin e Alphonse Gabriel “Al” Capone.
 
Infine, una delle grandi leggende del mal francese nasce nell'Inghilterra vittoriana in un periodo di massima persecuzione dell'istinto sessuale, come imparò a sue spese Oscar Wilde, altra vittima illustre del Treponema pallidum.
 
Tra la fine di agosto e l'inizio di novembre del 1888 Londra viene sconvolta da una serie di delitti feroci che hanno come vittime donne, per lo più prostitute del quartiere di Whitechapel.
È la breve ma sanguinaria epopea di Jack lo squartatore, un soprannome che non ha mai incontrato una figura reale.
Nelle infinite teorie sull'identità del serial killer c'è quella cospirazionista. Scotland yard era arrivata a scoprire l'assassino. Era un membro molto altolocato della famiglia reale che aveva contratto la sifilide da una prostituta e che avrebbe trascorso le ultime notti prima di morire a vendicarsi a caso, nel buio delle stradine londinesi.
 

La malattia ha avuto una recrudescenza di recente.
 
L'Oms-Who considera che nel 1999 ci sono stati 12 milioni di casi «more than 90% of them in developing countries, with a rapidly increasing number of cases in eastern Europe. Recent outbreaks have been reported in several cities in Europe and North America among men who have sex with men».
 
Nota
Fra i vari testi si consiglia quello di Eugenia Tognotti, L'altra faccia di Venere. La sifilide dalla prima età moderna all'avvento dell'Aids (XV-XX sec.) Franco Angeli, 2006. Più in breve, il saggio storico del pediatra Antonio Semprini.

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità