Nell'ultimo anno i reati di questo tipo sono cresciuti del 27 per cento. «Se vogliamo invertire la rotta dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile». I risultati dello studio della Fondazione Terre des Hommes

La violenza di genere mostra i suoi effetti sui reati ai danni dei minori. L’89% dei crimini sessuali riguarda infatti bambine e ragazze. Lo conferma il dossier indifesa “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023 della Fondazione Terre des Hommes, presentato al Museo Maxxi a Roma, in occasione della Giornata mondiale delle bambine.

 

I dati, resi noti dalla Fondazione che da sessant’anni si occupa dei diritti di minori, sono stati elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, e rilevano un aumento generale in Italia dei reati sui minori e un'impennata del 27% dei crimini sessuali. 

 

Il divario di genere non è solo confermato dal dato presente, ma negli anni è aumentato, soprattutto per quel che riguarda i crimini sessuali che dal 2012 sono cresciuti di quattro punti. Anche la prostituzione minorile riguarda soprattutto ragazze e bambine per il 65%. E vale lo stesso per altre fattispecie di reato: maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%).

 

 

«Alla luce del nuovo, tristissimo, record nei dati e degli aumenti di violenza sessuale e sessuale aggravata, vicende come lo stupro di Palermo appaiono come una cartina di tornasole della cultura patriarcale, maschilista, prevaricatrice e violenta che riduce il corpo di una donna a un “pezzo di carne”, in violenze nate per essere mostrate e che sembrano volere imprimere il sigillo del potere maschile, individuale e di gruppo», ha dichiarato Paolo Ferrara, Direttore Generale di Terre des Hommes.

 

Lo squilibrio a danno del genere femminile nei reati considerati “spia” delle violenze di genere è confermata anche sulla popolazione presa nel suo complesso: le ragazze e donne sono oltre l’82% di chi vive maltrattamenti contro familiari e conviventi e oltre il 92% sono violenze sessuali. A livello globale, secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, il 31% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha subito almeno una volta nella vita violenza fisica o sessuale da parte di un uomo: si tratta di 736 milioni di donne e ragazze. Un dato enorme ma che rimane comunque fortemente sottorappresentato: una ricerca della Banca Mondiale in 44 Paesi stima che meno della metà delle donne che subisce violenza fisica o sessuale chieda aiuto o denunci. Questo non sorprende, visto che anche in Italia la convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), entrata in vigore dopo 6 anni dalla firma lo scorso 1 ottobre, non è rispettata, e non è nemmeno stata votata dai deputati di Lega e Fratelli d’Italia all'Europarlamento. Nelle città mancano poi i centri antiviolenza e l’adeguato aggiornamento e preparazione per chi dovrebbe recepire le denunce di violenza di genere. 

 

«Se vogliamo invertire la rotta - ha aggiunto Paolo Ferrara -, dobbiamo costruire una risposta organica, sistemica, diffusa che affronti di petto questa situazione inaccettabile. Qualcosa in termini legislativi si è fatto, con l’introduzione del Codice Rosso, ma manca un piano di intervento di lungo periodo sulla parità di genere a scuola. Manca la volontà di introdurre, finalmente, materie come l’educazione sessuale e all’affettività, all’uso “etico” dei media digitali. E i ragazzi dovranno mettersi in gioco più di tutti: se la violenza di genere riguarda tutti e tutte, il violento è sempre o quasi sempre maschio».