L’italiano morto nel carcere francese di Grasse era stato visitato alcuni giorni prima della morte nell’istituto. «Non presenta un pericolo comportamentale immediato legato a un disturbo psichiatrico per sé o per gli altri»

Anche i lettori dell’Espresso, insieme con la famiglia, chiedono verità sulla morte di Daniel Radosavljevic, l’italiano suicidatosi in circostanze misteriose nel carcere di Grasse in Costa Azzurra. Aveva 20 anni. Dopo l’inchiesta pubblicata sul numero del 5 febbraio scorso, è stato assegnato dalla Procura di Milano l’incarico per l’esame autoptico in Italia.

 

Daniel Radosavljevic era stato trovato impiccato nel penitenziario francese il 18 gennaio. Pochi giorni prima, il 15 gennaio, l’ultimo contatto con i parenti: era sereno, raccontano. La speranza nell’imminente rientro in Italia e nel futuro che sarebbe stato certamente migliore per lui, che sognava di diventare educatore minorile.

 

L’Espresso ha potuto visionare in anteprima la perizia psichiatrica effettuata a Grasse il 12 novembre 2022, dove si esclude la possibilità di istinti suicidi o autolesionistici. Si legge: «Non vi è alcuna indicazione per il ricovero in un istituto psichiatrico specializzato. Non ha una patologia psichiatrica che possa rappresentare un rischio imminente di disturbo dell’ordine pubblico. Non presenta un pericolo comportamentale immediato legato a un disturbo psichiatrico per sé o per gli altri».

 

Sul nostro sito tra i documenti pubblicati in esclusiva, la telefonata di un detenuto che invita i familiari a investigare: potrebbero esserci delle responsabilità a carico della polizia penitenziaria. L’irruzione di una squadra antisommossa nella cella del giovane proprio nel giorno della morte. Prima ancora, i pestaggi. Il caso è arrivato anche sui banchi del Parlamento italiano: la dem Laura Boldrini ha presentato un’interrogazione al ministro degli Esteri, Antonio Tajani. In Francia, invece, nessun dibattito pubblico, nessuna protesta o promessa: silenzio assoluto.