Il caso Paragon e del suo software Graphite, usato per spiare anche attivisti e giornalisti, potrebbe espandersi. “I circa 90 obiettivi notificati da WhatsApp rappresentano probabilmente una frazione del numero totale di casi Paragon. Tuttavia, nei casi già esaminati, c'è un modello preoccupante e familiare di prendere di mira gruppi per i diritti umani, critici del governo e giornalisti”. L’allarme è arrivato dal rapporto sullo spyware pubblicato oggi – 19 marzo – da The Citizen Lab, team dell'Università di Toronto che ha svolto analisi forensi sui telefoni del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, del fondatore dell'ong Mediterranea, Luca Casarini, e dell'armatore Beppe Caccia. Solo alcuni, a questo punto, dei nomi coinvolti nel presunto spionaggio. A loro si è aggiunto nelle scorse settimane anche don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo dell’ong Mediterranea. Il governo italiano, per ora, ha scelto di non chiarire chi abbia eseguito l’intrusione sui dispositivi.
Il report di The Citizen Lab
"Abbiamo condiviso la nostra analisi dell'infrastruttura di Paragon - informa The Citizen lab - con Meta, che ci ha detto che i dettagli sono stati fondamentali per la loro indagine in corso su Paragon. WhatsApp ha scoperto e mitigato uno sfruttamento zero-click" del software "e in seguito ha avvisato oltre 90 individui che riteneva fossero stati presi di mira, tra cui membri della società civile in Italia". Una sezione del rapporto dedicata all’Italia dà conto dei risultati dell'analisi forense svolta sui cellulari di Cancellato, Casarini e Caccia. "Nel corso della nostra investigazione su Paragon - spiega il Lab - abbiamo ottenuto Bigpretzel, un artefatto forense Android che riteniamo identifichi in modo univoco le infezioni con lo spyware Graphite di Paragon. Abbiamo analizzato i dispositivi dei tre. In base alla notifica ricevuta da WhatsApp, riteniamo che tutti siano stati presi di mira dallo spyware Paragon". Un'ulteriore possibile vittima dello spionaggio è David Yambio, attivista legato a Casarini e Caccia e fondatore dell'associazione Refugees in Libya, che ha ricevuto una notifica da Apple per informarlo che il suo cellulare era stato preso di mira da uno spyware. "Mentre la nostra indagine era in corso - si legge nel rapporto - anche diversi stretti collaboratori di Yambio, tra cui Casarini e Caccia, hanno ricevuto notifiche da WhatsApp riguardanti gli attacchi Paragon ai loro dispositivi Android". Lo spyware utilizzato potrebbe essere attribuito a Paragon, ma l'accertamento sta tuttora proseguendo. A stretto giro è arrivato il commento della società israeliana, secondo cui il rapporto conterrebbe “numerose inesattezze” ma senza ulteriori dettagli, ha aggiunto Paragon, “non possiamo essere più specifici né fornire commenti”.
Mediterranea: "Consegneremo tutto"
I ragionevoli dubbi ora, con il report di The Citizen Lab, diventano certezze. “Adesso disponiamo del riconoscimento legale dello spionaggio ai nostri danni. Il report del team di Toronto – ha proseguito – è servito a fornire le prove legali e non solamente supposizioni della presenza di Graphite dentro i nostri telefoni. Siamo riusciti ad impedire che ci fosse un oblio”. "Ci sono le prove della presenza di Paragon Graphite, usato dai servizi segreti sui telefoni dei nostri attivisti – la nota diffusa da Mediterranea Saving Humans –. Consegneremo tutto alle cinque procure che stanno indagando, e alla presidente del parlamento europeo Roberta Metsola. Invieremo il report anche alla Corte penale internazionale: dietro questo caso c'è la situazione libica e i rapporti tra servizi segreti". "Grandi gruppi privati - prosegue - che si occupano di petrolio e armi, e milizie che gestiscono il potere in quel paese, potrebbero avere avuto un ruolo. Ribadiamo la nostra denuncia pubblica delle attività di spionaggio contro attivisti per i diritti umani, oppositori politici e giornalisti. Questi sono metodi da stato di polizia, e il fatto che il governo italiano si nasconda dietro il segreto di Stato invece che rendere pubblico quello che sa, getta un'ombra sullo stato della democrazia nel nostro Paese".