Attualità
14 luglio, 2025L'azienda vercellese (non indagata) posseduta all'80% da Arnault è solo l'ultima casa d'alta moda a finire al centro delle inchieste della procura di Milano per caporalato. Lo schema è sempre lo stesso: meccanismi per "abbattere i costi e massimizzare i profitti" sfruttando dipendenti stranieri nelle maglie del subappalto
Cambia solo l’azienda, ma il meccanismo è sempre lo stesso. E dopo Armani, Alviero Martini, Dior e Valentino, ora è Loro Piana Spa a finire (da non indagata) in amministrazione giudiziaria per caporalato. Lo schema è identico ed è solo l’ultimo capitolo di una serie di interventi della procura di Milano, e nello specifico del pm Paolo Storari, che stanno facendo emergere tutti i vizi e le storture delle case d’alta moda che, dietro ai capi venduti a migliaia di euro, hanno spesso lavoratori stranieri retribuiti con paghe da fame e costretti a lavorare in condizioni fatiscenti. Il marchio del cashmere acquistato per l’80 per cento dalla multinazionale parigina Lvmh della famiglia Arnault sarà in amministrazione giudiziaria per un anno: gli amministratori in carica, non indagati, saranno affiancati con soggetti individuati dal tribunale per bonificare le criticità interne.
"Colpevolmente agevolato lo sfruttamento lavorativo"
Quello che i giudici milanesi contestano alla casa d’alta moda è di aver “colposamente agevolato (…) il pesante sfruttamento lavorativo” di operai cinesi, tramite “una generalizzata carenza di modelli organizzativi e un sistema di un internal audit fallace”. Nonostante analoghi provvedimenti e analoghe contestazioni per altri importanti marchi luxury, e nonostante il protocollo d’intesa firmato lo scorso 26 maggio per garantire la legalità nelle filiere produttive della moda, anche per Loro Piana emerge la stessa catena di subappalti che è spesso alla base di forme di caporalato. Secondo i giudici, Loro Piana, "per colpa, non ha messo a punto una struttura organizzativa adeguata" e non avrebbe controllato la catena produttiva. Ma questo non significa che "abbia la piena consapevolezza delle condizioni in cui versavano i lavoratori presso gli opifici cinesi".
La giungla dei subappalti
L’azienda vercellese – che fattura 1,3 miliardi di euro l’anno e che conta 2.300 dipendenti – affidava gran parte della produzione alla Evergreen Fashion Group Srl che, non avendo nessun sito produttivo, subappaltava alla Sor-Man di Nova Milanese che, a sua volta, faceva produrre i capi agli opifici cinesi di Clover Moda Srl, a Baranzate, e Dai Meiying, a Senago. In queste due aziende lavoravano gli operai asiatici “in nero”, in ambienti lavorativi fatiscenti dove spesso dormivano, sottoposti a turni massacranti, anche di notte o nei festivi. Senza dispositivi di sicurezza, corsi di formazione, sorveglianza sanitaria, eccetera.
"Abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti"
Il meccanismo, come scrivono i giudici della sezione prevenzione del tribunale di Milano, serviva “all’abbattimento dei costi e alla massimizzazione dei profitti” ed è stato “perpetrato nel tempo in modo strutturale e colposamente alimentato dalla Loro Piana Spa”, con controlli fatti negli anni che appaiono “più formali che sostanziali”. Quest’abbattimento dei costi per massimizzare i profitti è evidente nelle “giacche di cashmere” realizzate al “costo unitario” di circa un “centinaio di euro” e rivendute negli store del brand a prezzi che oscillavano “tra i 1.000 e i 3.000 euro”.
La denuncia di un operaio
L’indagine della procura milanese guidata da Marcello Viola è partita dalla denuncia di un cittadino cinese contro il titolare dell’opificio, suo connazionale. A fronte delle “quattro ore di lavoro al giorno” e uno “stipendio di 1.500 euro al mese” concordato, il titolare “imponeva lo svolgimento di 13 ore giornaliere, dalle 9 di mattina alle 10 di sera, solo mezz’ora di pausa per pranzo e mezz’ora per cena – ha raccontato l’operaio denunciante –. Nessun giorno di riposo è mai stato concesso. Dal 2015 vivo in una sorta di dormitorio attiguo alla fabbrica”. E agli atti dell’inchiesta è allegata anche una denuncia per “lesioni” perché il titolare avrebbe sferrato un pugno al sarto che aveva denunciato la mancanza dei pagamenti.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Stati Uniti d'Europa - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 11 luglio, è disponibile in edicola e in app