Algirdas Šemeta, economista lituano, dal 2009 è il Commissario Ue per la fiscalità. Riforma dell’Iva (in vigore
dal 2015) e lotta al segreto bancario sono stati i temi forti del suo mandato, in scadenza assieme a quello del presidente
José Barroso.
Non servirebbe una tassazione ad hoc per il settore digitale? «Il gruppo di esperti ha ritenuto che non può essere separato dagli altri settori economici: la digitalizzazione colpisce l’intera economia e possiamo solo aspettarci che questa tendenza continui. Quando le strutture attuali di tassazione sono state create nessuno avrebbe potuto concepire l’attuale economia globale. Quindi, piuttosto che creare norme a medio termine per un settore parziale, dobbiamo adattare quelle generali, in Europa e nel mondo, per garantire che tutti paghino la loro giusta quota, sia enormi multinazionali che imprese medio-piccole».
Il Consiglio europeo di ottobre propone che l’azione anti-evasione sia sviluppata sotto l’ombrello dell’Ocse. Perché non l’Ue? «Non è una competizione.
Al contrario, il lavoro che l’Ocse sta facendo completa la nostra attività, e viceversa. E l’Unione è stata molto attiva in seno all’Ocse nel portare avanti i due grandi progetti anti-evasione: lo scambio automatico di informazioni e il progetto Beps (nato proprio per combattere l’erosione del gettito fiscale che deriva dall’operato delle multinazionali, n.d.r.) contro l’evasione fiscale delle imprese. Ci sono alcune sfide che possono essere affrontate efficacemente solo a livello globale, e l’evasione è una di queste. Ho grandi speranze che, grazie al progetto Beps, vedremo una tassazione più equa ed efficace in tutto il mondo».
Il dossier anti-evasione però è sul tavolo dell’Ocse da tanto tempo.«In realtà il progetto sta avanzando molto rapidamente per gli standard fiscali internazionali. Il lavoro è iniziato nel 2013 e già si aspettano i primi risultati da presentare al G20 di settembre. Tra questi ci saranno i rapporti sull’economia digitale, gli squilibri tra i sistemi, la concorrenza fiscale dannosa, con segnalazioni Paese per Paese. Poi, la sfida successiva sarà quella di garantire che i risultati del Beps siano messi in pratica».
In assenza di regole più efficaci, è possibile utilizzare il diritto penale al posto di quello tributario, come stanno facendo i magistrati di Milano?«Se alcune aziende forniscono volutamente dati falsi sulla natura o il volume delle loro attività in un determinato Paese, allora c’è spazio per l’azione penale. Tuttavia gran parte dell’evasione fiscale non è in realtà illegale: le aziende sfruttano le debolezze delle nostre leggi e i disallineamenti fiscali per ridurre al minimo l’imposizione. Di solito viene fatto in un modo che è tecnicamente legale: ecco perché dobbiamo accelerare il passo nel rafforzare le norme, eliminando le discrepanze che facilitano la pianificazione fiscale aggressiva».