Nel giardino Majorelle di Marrakech una grande mostra celebra l'amore del grande stilista francese per i colori e le suggestioni del Marocco. La sua "seconda patria" dagli anni Sessanta fino alla scomparsa

"Quando arrivammo a Marrakech per la prima volta, nel 1966, io e Yves Saint Laurent non sapevamo che questa città avrebbe avuto un ruolo così importante nella nostra vita. Che avremmo acquistato tre case tra cui quella di Majorelle con il celebre giardino, né che il Marocco sarebbe diventato il nostro Paese d'adozione, la nostra seconda patria".

Pierre Bergé, per mezzo secolo compagno di vita e di lavoro del maestro dell'haute couture scomparso due anni fa e protagonista del documentario L'amour fou di Pierre Thoretton (nelle sale italiane la prossima estate), rende omaggio alla città imperiale con la mostra 'Yves Saint Laurent e il Marocco', dal 27 novembre fino al 18 marzo 2011 al Giardino Majorelle di Marrakech.

La mostra, a cura di Bergé e allestita dallo scenografo Christophe Martin, ripercorre la lunga relazione tra Yves Saint Laurent e il Paese nordafricano, che lo influenzò profondamente con la luce, i colori e le mille creazioni della tradizione sartoriale locale come la djellaba, la tunica lunga con il cappuccio a punta, il jabador (abito lungo da uomo) e il burnus (mantello).

Quarantaquattro i modelli esposti, accompagnati da documenti, fotografie, testi ed estratti dal documentario 'Tout terriblement' (1994) di Jérôme de Missolz. Tra suggestioni africane e divagazioni esotiche, le scenografie si sviluppano anche all'esterno della villa, negli spazi del giardino dove i colori sgargianti - rosa, rossa, giallo – convivono con il marrone e il blu scuro.

La stessa varietà di toni che colpì il grande maestro in visita nella città imperiale del Marocco per la prima volta. "Ho scoperto Marrakech molto tardi – commentò una volta lo stilista – è stato uno choc straordinario. Soprattutto per il colore. Questa città mi ha insegnato il colore. A ogni angolo si incontrano gruppi di persone, uomini e donne che indossano caffettani rosa, blu, verdi, porpora. E' sorprendente: sembrano disegnati, ricordano gli schizzi di Delacroix, mentre non sono altro che il frutto dell'improvvisazione della vita".

Tonalità uniche come il blu Majorelle, il blu cobalto intenso che il pittore francese Jacques Majorelle (1886-1962) utilizzò per dipingere le pareti di Villa Majorelle, la sua residenza immersa nel verde lussureggiante tra fontane, laghetti e piante tropicali. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1962 a Parigi, il giardino fu abbandonato. Fino al 1980, quando Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, folgorati dalla bellezza del luogo, lo acquistarono sottraendolo alle ruspe e lo fecero rinascere.

Scomparso anche Yves Saint Laurent, le cui ceneri sono conservate nel giardino che ospita la retrospettiva a lui dedicata, la proprietà è passata alla Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent. Oggi il parco accoglie ogni anno 600mila visitatori: studenti, turisti stranieri e locali. E nel maggio 2011 accoglierà la collezione personale di arte berbera di Bergé: oltre trecento opere che verranno esposte in permanenza nel Museo di arte berbera.