Fu il Premio Nobel nel 1960 insieme al brasiliano Peter Medawar, il primo a definire la sorveglianza immunitaria che parlò molto chiaramente del fatto che il sistema immunitario potesse identificare ed eliminare le cellule cancerogene stesse

Il primo a comprendere le potenzialità di un’azione sul sistema immunitario contro il cancro è stato Donald Morton, dello Ucla’s Jonsson Comprehensive Cancer Center, scomparso lo scorso mese di gennaio, che nel 1970 descriveva una regressione significativa del melanoma in pazienti trattati con ?il vaccino antitubercolare Bcg (Bacillo Calmette-Guerin); in seguito il Bcg è diventato la terapia ?di riferimento per alcune forme di tumore della vescica.

Per la prima volta prendeva corpo l’idea che lo stimolo del sistema immunitario dato da ?un vaccino potesse suscitare una risposta anche contro le cellule neoplastiche. Un’idea che era stata di Sir Macfarlane Burnet - Premio Nobel nel 1960 insieme al brasiliano Peter Medawar - il primo a definire la sorveglianza immunitaria che parlò molto chiaramente del fatto che il sistema immunitario potesse identificare ed eliminare le cellule cancerogene stesse.

Medicina
Il cancro lo vinco da solo
23/9/2014
Ma il padre dell’immunoterapia oncologica moderna è considerato Steven Rosenberg, oggi a capo della chirurgia del National Cancer Institute di Bethesda, che all’inizo degli anni Ottanta iniziò a pubblicare ?i suoi studi sul ruolo di una citochina, l’interleuchina 2 o IL2. Rosenberg ha dimostrato che, in provetta, ?i linfociti di uomo e di topo, messi a reagire con l’interleuchina 2 ne generano altri chiamati natural killer, capaci in laboratorio di distuggere le cellule tumorali, non toccando quelle sane. Il segnale ?è forte è chiaro: il sistema immunitario, nelle opportune condizioni, probabilmente può sconfiggere selettivamente il cancro, come conferma il fatto che, negli animali, la somministrazione di natural killer fa regredire il cancro.

Quelli seguenti sono però anni di grandi delusioni per Rosenberg: le sperimentazioni su pazienti umani prima falliscono, poi ridimensionano l’effetto dell’immunoterapia; e tutto l’approccio viene pesantemente messo in discussione. L’IL2 sarà poi rivalutata, e diventerà una delle cure standard per il carcinoma del rene, fino all’avvento dei farmaci intelligenti. Fino al 2010, quando la Fda approva Sipuleucel-T, il primo vaccino terapeutico contro il carcinoma prostatico, basato su elementi del sistema immunitario sensibilizzati con ?le proteine del singolo paziente e poi reinfusi ?nel medesimo; nel 2014 il sipuleucel-T riceve ?il via libera anche dall’Ema europea.

Molti altri gruppi però, nel frattempo, si sono messi a lavorare, identificando via via altri possibili target e modi per risvegliare il sistema immunitario. ?E arrivano prima l’ipilimumab, mel 2011, e poi il pembrolizumab, appena approvato. Mentre decine ?di altri sono in sperimentazione. Tanto che nel gennaio scorso la rivista “Science” ha messo l’immunoterapia dei tumori al vertice della tradizionale classifica dei settori scientifici più promettenti dell’anno.