Ballerino geniale, controverso, cacciato dalla scena per le battute omofobe sui social. Ora protagonista del film tratto da “Passione semplice” di Annie Ernaux

«Tutti parlano sempre di quanto sia importante tutelare la libertà d’espressione, ma la mia vicenda dimostra che in realtà non esiste. Basta dire la cosa sbagliata e ti fanno fuori ». Sergei Polunin sa bene quanto possa costare un commento sincero ma sgradevole: sono bastati due post su Instagram e Twitter e la sua luminosa carriera è sembrata sprofondare nel baratro. Ballerino di fama mondiale, paragonato a Nureyev e Baryshnikov da quando, appena 19enne , fu nominato il “principal ” più giovane di sempre del Royal Ballet di Londra, nel 2019 è stato prima invitato a interpretare Sigfrido nel “Lago dei cigni” dal Balletto dell’Opéra di Parigi, e poi licenziato per essersi “lasciato andare” sui social. Prima aveva lanciato online i suoi strali contro i colleghi, invitandoli a non fare le ballerine, e a dimostrare di «avere le palle» , perché «se le donne oggi prendono il posto degli uomini è perché non ve le portate a letto e siete imbarazzanti» . Poi nel giro di poco tempo aveva rincarato la dose, accusando i ciccioni: «Bisognerebbe schiaffeggiarli per spronarli a dimagrire. Nessun rispetto per chi è pigro!» . «In pochissimo tempo nessuno voleva più lavorare con me» , spiega ora Polunin : « La battuta sulle persone grasse era una cosa scherzosa che aveva detto un mio amico e mi faceva ridere . E non odio i gay, perché se fai l’artista non puoi odiare gli altri, ma se ho scritto quelle cose è perché volevo sentirmi totalmente libero. Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso, perché non era mia intenzione ferire gli altri. Mi scuserei di persona, ma non ho mai voluto fare ammenda pubblicamente: è troppo facile sbagliare e poi scusarsi pur di tornare a lavorare, mentre credo sia più giusto accettare le conseguenze delle proprie azioni » .

L’occasione di incontrare Polunin è la prima al festival di San Sebastian del film “L’amante russo” , che esce al cinema il 17 giugno: nell’adattamento del romanzo autobiografico di Annie Ernaux “ Passione semplice ” , diventato un caso editoriale nel 1992 per il suo carattere erotico e anticonformista, Polunin interpreta Aleksandr, un diplomatico russo che ha una relazione extraconiugale con la divorziata Hélène (Laetitia Dosch). Alla prima parte da protagonista, fortemente voluto dalla regista Danielle Arbid che non si è fatta influenzare dallo scandalo social, Polunin è arrivato dopo una serie di comparsate eccellenti in “ Assassinio sull’Orient-Express ” di Kenneth Branagh, “ Nureyev - The White Crow ” di Ralph Fiennes e “ Red Sparrow ” al fianco della star Jennifer Lawrence.

«Ho cercato di interpretare Aleksandr come un uomo glaciale, che nasconde le proprie emozioni» , dice: «Hélène è innamorata, ma lui vede il rapporto in modo diverso: si incontrano, bevono e fanno sesso, ma poi torna dalla moglie. Credo sia una situazione comune, che rispecchia una società matura» . Quando gli chiedo cosa voglia dire risponde: «Vivo a Mosca e per me la Russia, a differenza degli Stati Uniti, è una società adulta: gli americani amano giocare, sono bambinoni, mentre i russi sono più seri, in un certo senso sono dei sopravvissuti. E i maschi vengono tirati su fin da piccoli come quelli che hanno la responsabilità di mantenere la famiglia. Quando sei ragazzino pensi che l’amore duri per sempre, e credi che non tradirai mai, ma poi cresci».


Sergei, che oggi ha 31 anni, adulto non avrebbe voluto diventarlo mai: «Ho sempre considerato il mondo dei grandi noioso e spesso mi sento ancora un bambino» , ammette. Forse tutto dipende dal fatto che, per diventare ballerino, ha dovuto crescere troppo in fretta: nato nella cittadina portuale ucraina di Cherson, fin da piccolo è stato visto da sua madre Galina come uno strumento per affrancare tutta la famiglia dalla povertà. «Ricordo ancora con nostalgia i pomeriggi passati a giocare con i miei amici in Ucraina senza obblighi o doveri. Ma quando sei piccolo non scegli cosa vuoi fare» , prosegue: «E così a quattro anni ho iniziato con la ginnastica, per cui ero effettivamente portato. Ma poi sono iniziate le pressioni dei miei, perché c’erano le gare e dovevo vincere: non c’era un ’altra opzione disponibile. Quando poi sono passato alla danza, pensavo fosse simile, ero spinto dal desiderio di riuscire a tutti i costi . Solo dopo ho capito che aveva a che fare con l’arte. Non per questo non ho dovuto fare sacrifici: ho cambiato città e sono andato a Kiev per frequentare il Coreographic College e i miei familiari si sono trasferiti (il padre in Portogallo e la nonna in Grecia, ndr) per far quadrare i conti».


Quando a 13 anni è stato preso per studiare al Royal Ballet e i genitori hanno divorziato, a Sergei è caduto il mondo addosso . È stato probabilmente quel cortocircuito a fare emergere in modo prepotente il suo carattere ribelle. Ha iniziato prestissimo a tatuarsi il corpo quasi per sfida: «Ho sempre pensato alle persone tatuate come individui liberi e creativi, che sfidano i divieti, e mi sono fatto diversi tatuaggi anche perché quasi nessuno ne ha nel mondo della danza» . I soggetti impressi con l’inchiostro ( «rigorosamente nero» ) sono i suoi eroi o le sue fonti d’ispirazione, ma tutto è passato inosservato finché ha scelto James Dean, Mickey Rourke o ha adornato gli addominali con un sole di croci uncinate che a molti ha fatto pensare a simpatie di destra ma lui ha definito «un’antica svastica slava simbolo di luce».

I problemi sono arrivati quando ha deciso di incidere il volto di Vladimir Putin sul petto, provocando l’antipatia di molti e addirittura, dice lui, l’etichetta di “persona non grata” in Ucraina: « Putin mi piace da quando lo vedevo in tv da bambino e mi è sempre venuto spontaneo difenderlo quando ne parlavano male. E quando ero a Londra e lo criticavano, per reazione me lo sono tatuato. Non amo gli artisti che usano la propria fama per diffondere negatività e parlare male degli altri, ad esempio di Trump. E ho un debole per i politici, perché dividono, sono amati e odiati, anche se hanno a cuore il bene della gente: per questo mi piacciono Berlusconi e Angela Merkel» , dice con una delle sue contraddittorie affermazioni che rivelano ingenuità e divertimento.


Forse i politici gli piacciono perché anche lui, da talento precoce, si è abituato ad avere presto gli occhi di tutti addosso e a coltivare, apparentemente, un certo culto della personalità legato al proprio talento: non a caso è già stato il protagonista di “Dancer” , un documentario che racconta la sua vita, cui ora si appresta a dare un seguito per la regia del celebre fotografo Anton Corbijn, e ha appena pubblicato con Barnes and Nobles l’autobiografia per immagini “Free : A Life in Images and Words” . Allo stesso tempo si è innamorato dell’idea di provocare reazioni forti con i propri gesti, come quando a 21 anni abbandonò il Royal Ballet dichiarandosi annoiato dalla danza classica dopo aver twittato : «C ’è nessuno che vende eroina?» . In due ore il suo commento era tra le notizie della Bbc . «C’è qualcosa di divertente e fanciullesco nell’essere un bad boy, ma ora sono diventato più responsabile» , dice, assicurando che ha già iniziato a cancellare alcuni tatuaggi, anche perché è stato profondamente cambiato dalla nascita l’anno scorso di suo figlio Mir, avuto con la campionessa olimpica russa di pattinaggio artistico su ghiaccio Elena Ilintch : «L’ho conosciuta tramite Instagram. È incredibile pensar e come i social network mi abbiano prima rovinato la vita e poi mi abbiano salvato» .

Passata la buriana, il suo futuro si è fatto più radioso e ora sono tornati gli impegni: «Fare l’attore mi piace e vorrei girare un musical, ma mi sento fondamentalmente un ballerino, anche se il balletto classico è ormai nel mio passato e vorrei concentrarmi sulla danza drammatica» . Ad apprezzarne il talento sarà presto il pubblico italiano, visto che Polunin presenterà dal l’1 al 5 settembre la prima mondiale dello spettacolo dedicato a Dante Alighieri “Metànoia” , nell’ambito del Ravenna Festival 2021 e poi è atteso a febbraio al Teatro degli Arcimboldi a Milano col suo show su Rasputin , già rimandato causa Covid -19 : «Si tratta di un personaggio demonizzato dalla Storia che ho apprezzato perché, come tutti noi, aveva molte sfaccettature: bevitore, guaritore e manipolatore. Ma nella vita non ci sono mostri, soltanto esseri umani» .