Il buio assediato, la fragilità di Istanbul. E mille eventi che invadono Reggio Emilia per Fotografia Europea

In questi giorni ha aperto i battenti Fotografia Europea che per i Lucie Awards di New York, il premio più ambito nel settore, è in questo momento il miglior festival di fotografia al mondo.

 

Il cuore della manifestazione - inaugurata pochi giorni fa e organizzata da Fondazione Palazzo Magnani assieme al Comune di Reggio Emilia – è ai Chiostri di San Pietro dove il percorso comincia con una mostra dedicata a Sabine Weiss, che ripercorre la storia di questa pioniera (scomparsa nel 2021 a 97 anni) che ha dato una grande lezione al mondo della fotografia abbracciandone ogni campo, dicendoci che moda o fotografia di strada o ritrattistica sono tutte facce del reportage contemporaneo.

 

Il tema di questa edizione è “Europe matters: visioni di un’identità inquieta” e le tante esposizioni ci spiegano le contraddizioni e le sfide del Vecchio Continente che rischia di diventare più semplicemente un continente vecchio, se questi rigurgiti continueranno a guardare a un’Europa delle Patrie anziché a una Patria europea, come diceva Marco Pannella. Attraverso la fotografia dunque arrivano nuove storie, come quelle costruite dal punto di vista della comunità di origine africana che vive in Portogallo o da quello di giovani dell’Accademia Militare di Odessa. E ancora storie di Bosnia Erzegovina, Albania, Italia... Mozzafiato il viaggio a Istanbul dove Caimi e Piccinni hanno colto il più intimo substrato umano delle comunità emarginate della città che fino a pochi anni fa respirava l’Europa e oggi soffoca nel regime.

 

Il progetto più potente del festival è di Mattia Balsamini: la notte sta scomparendo sotto le luci artificiali e questo comporta una serie infinita di stravolgimenti. La scienza ci dice che la scomparsa della notte favorisce tumori, diabete, depressione e che a causa delle luci artificiali l’83% della popolazione mondiale non ha mai visto la Via Lattea. Ecco, Balsamini ha allestito una mostra sull’alleanza, carbonara e rivoluzionaria, degli scienziati che stanno cercando di salvare la notte. E un grande festival è tale solo se intorno nasce un circuito OFF d’eccellenza e qui è successo: appartamenti, studi, cortili, strade, muri che trasudano fotografia. Quello di Via Roma il circuito più interessante e se dobbiamo citare una cosa che è successa lì, segnaliamo i manifesti di Luana Rigolli, che col progetto “L’isola degli Arrusi” è andata a ripescare negli archivi della Questura e ha esposto i ritratti di 45 uomini confinati nell’Isola di San Domino perché omosessuali, nel ‘39. Il festival è curato da Tim Clark, Walter Guadagnini e Luce Lebart. C’è tempo fino all’11 giugno per vedere le mostre.

 

Mattia Balsamini, “Senza titolo”
da “Protege Noctem”
Basilea, Svizzera, 2021
© courtesy Mattia Balsamini

 

LUCI
All’interno dello spazio Magazzino Italian Art (museo di Cold Spring, nello Stato di New York, dedicato all’arte italiana) apre il Germano Celant Research Center. Celant, scomparso tre anni fa, è stato uno dei critici più influenti a livello internazionale e grazie a questo centro si potrà studiare e fare ricerca sulla sua opera.

 

E OMBRE
A fare le spese del caro affitti che sta rendendo Milano sempre più esclusiva è anche la Fondazione Castiglioni, che ospita l’archivio dedicato al genio del design scomparso nel 2002: è arrivato un avviso di sfratto. Devono lasciare la sede davanti al Castello Sforzesco, il proprietario ha trovato affittuari più facoltosi.