Una satira del potere della Chiesa. Ma anche una lettura della colpa e della morte. Come leggere l’opera per Cremona Art Week

Il Battistero di Cremona, come tanti, è a pianta ottagonale e questo può avere un doppio significato: di resurrezione, ma anche di morte. Nel primo caso perché l’ottavo giorno simboleggia Cristo risorto dopo il sabato ebraico (settimo giorno) e quindi il giorno senza tramonto, che è poi l’eternità; nel secondo tiriamo in ballo una simbologia antica che si riferisce alla croce che nell’ottagono perfettamente si iscrive. Da una settimana in quel capolavoro iniziato nel 1167 c’è un coccodrillo che vola e a mettercelo è stato Maurizio Cattelan. Data la natura ambivalente dello spazio non stupisce che proprio questo sia stato scelto dall’artista più ambiguo, elusivo ed equivoco, che nell’enigma senza soluzione ha trovato il modo di tenerci tesi ed eccitati quanto basta. In più di una chiesa in Italia ci sono coccodrilli appesi, ma di solito sono incatenati perché rappresentano il simbolo della potenza della Chiesa, della possibilità di sconfiggere il male come hanno fatto una sfilza di santi (viene identificato con un coccodrillo quel drago contro cui hanno lottato San Giorgio, San Michele o San Teodoro).

 

E siccome tutto ci sembra meno che un santo, anziché prenderlo a cazzotti o a colpi di spada, Cattelan quel coccodrillo lo ha redento: ha cambiato la storia della religione facendolo assurgere al regno dei cieli da un fonte battesimale che si trova qualche metro sotto la sua coda tesa. Cattelan è Peter Pan, che da una vita sghignazza per quel coccodrillo che tormenta Capitan Uncino e per premiarlo gli ha sussurrato che «si devono fare pensieri dolci e meravigliosi, saranno loro a sollevarvi in aria».

 

Oppure, se è blasfemo far entrare in chiesa un ragazzo che si rifiuta di crescere, Cattelan lo identifichiamo con una statua lignea che sta affianco al fonte e che sembra rivolgere le braccia al coccodrillo volante, come se lo pilotasse: è San Filippo Neri, il “giullare di Dio” che scherzava con tutti e riuniva nobili e disperati nella stessa preghiera. Attenzione a non spingere troppo sull’ironia però, perché Cattelan è molte altre cose e con quest’opera (che si chiama appunto “EGO”) ci immedesimiamo, possiamo provare rabbia o empatia. Il termine “lacrime di coccodrillo” trae origine dal mito secondo cui questi animali si pentono dopo aver ucciso e non possiamo sapere se questo coccodrillo sia ipocrita o davvero rammaricato. Soprattutto, verrà naturale chiedersi fino a che punto siamo disposti a perdonare un mostro. Questa installazione è una delle tante che rimarranno grazie alla bellissima Cremona Art Week curata da Rossella Farinotti: iniziativa che ha anche il merito di permetterci una rilettura su luoghi poco o mai visti della Città.

 

LUCI
Solo in Polonia sono oltre 60.000 le opere razziate dai nazisti ancora disperse, ma la settimana scorsa una di queste è tornata a casa: si tratta di una Madonna con Bambino del XVI secolo individuata in un’asta a Tokyo. Il proprietario l’aveva acquistata sul mercato antiquario e ha deciso di restituirla gratuitamente.

 

E OMBRE
Due pezzi di pietra di un oblò si sono staccati sopra una scala della cupola del Brunelleschi. Due giorni prima del piccolo crollo il ministro delle infrastrutture Salvini aveva dichiarato: «Il Ponte sullo Stretto è come la cupola del Brunelleschi: tante critiche, ma dopo 600 anni è ancora lì». Per sicurezza chiediamo a Salvini di stare un po’ zitto.