Nello stesso giorno in cui sembrerebbero essersi aperti alcuni timidi spiragli per una tregua a Gaza, alcuni esponenti del governo israeliano soffiano invece sul fuoco del conflitto che si è riacceso il 7 ottobre del 2023. Partiamo dal ministro della Giustizia, Yariv Levin, che durante un incontro con il leader dei coloni, Yossi Dagan, ha auspicato l’annessione della Cisgiordania. “Penso che questo periodo, al di là delle questioni attuali, sia un’opportunità storica che non dobbiamo perdere – ha detto Levin –. È giunto il momento di applicare la sovranità” sulla West Bank, su quei territori – “occupati” illegalmente da Israele, secondo diverse risoluzioni delle Nazioni Unite – che sono parte dell’annosa questione palestinese. Su cui – ormai il governo israeliano lo dice esplicitamente – Tel Aviv vuole mettere definitivamente le mani.
Il piano per l’annessione, per il ministro della Giustizia, è “realistico e possibile”. "Ed è essenziale, prima di tutto, realizzare il nostro diritto sulla terra. Certamente per contribuire alla sicurezza e per rendere giustizia ai coloni e al movimento per gli insediamenti che meritano di essere cittadini pari sotto ogni aspetto”, ha aggiunto, riferendosi al circa mezzo milione di coloni israeliani che vivono in Cisgiordania. Il leader dei coloni ha ringraziato Levin per la sua "coraggiosa collaborazione", definendo la Cisgiordania "non solo il cuore della terra, ma anche la cintura di sicurezza per lo Stato di Israele”.
Ma i bastoni tra le ruote della tregua messi dal governo israeliano non finiscono qui. I due ministri dell’ultradestra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, secondo quanto scrive la stampa israeliana, sarebbero in contatto per formare un fronte comune per affossare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia. I due esponenti dell’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu dovrebbero incontrarsi a breve per coordinarsi. L'ufficio di Smotrich ha smentito che vi sia stato un contatto diretto. Una fonte vicina al ministro ha dichiarato che Ben Gvir "ha parlato con i media di un incontro non ancora fissato. La vittoria a Gaza è troppo importante e la vita degli ostaggi troppo preziosa per trasformarla in un gioco mediatico".