Sale la tensione fra Washington e Caracas. Il ministro degli Interni venezuelano Diosdado Cabello ha accusato gli Stati Uniti di aver commesso esecuzioni extragiudiziali nelle acque del Mar dei Caraibi. Cabello si riferisce a un attacco condotto il 2 settembre dalle forze armate americane dispiegate nelle acque al largo del Venezuela e rivendicato dal presidente Donald Trump con un post su Truth. In quella che Trump ha descritto come un’operazione contro un’imbarcazione del cartello “Tren De Agua” sono state uccise 11 persone.

Sempre secondo i social del presidente Usa, i presunti narcotrafficanti stavano trasportando un carico di droga verso gli Stati Uniti; versione però confutata dal segretario di stato Marco Rubio che ha indicato invece Trinidad e Tobago come probabile destinazione della barca affondata.

Diosdado, considerato uno dei ministri più influenti del governo chavista capeggiato da Nicolas Maduro, nel corso del programma televisivo “Con el Mazo Dando” (dando il martello) ha dichiarato: “Nessun sospetto di traffico di droga autorizza esecuzioni extragiudiziali in mare, non hanno spiegato nulla. Annunciano pomposamente l'omicidio di 11 persone, è una questione molto delicata”.

L’attacco del contingente Usa è solo l’ultimo degli episodi che da fine agosto stanno definendo il quadro della crisi fra Venezuela e Stati Uniti. Ormai da qualche settimana Trump ha ordinato lo schieramento nel Mar dei Caraibi di una task force di navi da guerra che comprende anche un incrociatore lanciamissili e un sottomarino nucleare. Il livello dello scontro è evidente anche dai toni utilizzati. Nello stesso post con cui rivendicava l’attacco del 2 settembre Trump sosteneva che il cartello Tda fosse sotto il controllo di Maduro. Washington, inoltre, ha recentemente raddoppiato la taglia posta sul presidente venezuelano, passata da 25 a 50 milioni di dollari.