Negli ultimi mesi, gli incidenti gravi - alcuni purtroppo letali - subiti da studenti impegnati in esperienze di apprendimento in contesto lavorativo sono stati fin troppo frequenti. Come se non bastasse la continua strage di lavoratori che ogni giorno si consuma e contro cui ci battiamo con tutte le nostre forze. Che un ragazzo, una ragazza si infortunino seriamente o, addirittura, muoiano durante un percorso formativo è inaccettabile, perfino inconcepibile.
Se ciò accade, è senz’altro perché la normativa vigente viene aggirata, ma al contempo quelle stesse regole sono insufficienti e vanno cambiate.
Per farlo è urgente l’apertura di un confronto con il ministero dell’Istruzione e il ministero del Lavoro per condividere gli interventi di modifica che, a questo punto, non sono più rinviabili. La Cgil ha avanzato da tempo una richiesta in tal senso, che non ha ancora avuto seguito, nonostante gli impegni assunti da chi rappresenta le istituzioni. Venendo al merito dei cambiamenti che proponiamo: la prima riflessione riguarda l’obbligatorietà dell’ex alternanza scuola-lavoro, che secondo noi va superata, perché spesso costringe le scuole a una selezione non approfondita delle realtà aziendali dove vengono ospitati le ragazze e i ragazzi. Non tutti i contesti d’impresa sono formativi, non tutti sono sicuri.
Dobbiamo inoltre individuare standard idonei e vincolanti per le aziende coinvolte, a partire dal rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, investendo sulla formazione dei tutor aziendali che devono sempre accompagnare gli studenti in questi progetti. Più complessivamente, va rivisto il nesso tra istruzione, formazione e lavoro al fine di ridefinire i limiti e gli obbiettivi dell’apprendimento in contesto lavorativo, da legare al curriculum scolastico o al percorso di formazione e non, viceversa, partendo dalle necessità aziendali.
In definitiva, siamo favorevoli a una scuola non chiusa in se stessa, ma in rapporto osmotico con il territorio di cui fa certamente parte il tessuto produttivo. Senza però mai dimenticare che l’istruzione pubblica ha come obiettivo fondamentale la formazione di cittadine e cittadini liberi e consapevoli, che possano concorrere - attraverso il lavoro - a trasformare la società; e non può diventare uno strumento al servizio della produzione. Al contrario, tali esperienze devono mantenere una forte valenza educativa, finalizzata alla crescita dell’individuo e in rapporto con la cultura del lavoro.
C’è, infine, un tema più ampio, che non riguarda solo la sicurezza dei luoghi di lavoro, che va garantita nella maniera più rigorosa a tutti coloro che, a qualunque titolo, li frequentano, a partire naturalmente dai lavoratori. Ma la stessa concezione del lavoro nel nostro modello di sviluppo. Dobbiamo rimettere al centro un’idea di lavoro stabile e di qualità, archiviando una volta per tutte la stagione della precarietà e dello sfruttamento che, sull’altare del profitto, sta bruciando il futuro in particolare dei giovani e delle donne.