Così i politici usano in segreto le pagine non ufficiali sui social network
È il segreto di Pulcinella: centinaia o forse migliaia di community online che si dichiarano gestite da semplici cittadini, sono in realtà controllate dagli staff dei partiti. Ecco perché
«Questa è una pagina non ufficiale ed è gestita da semplici supporter e sostenitori». Questo messaggio che, con varie sfumature, si può trovare come presentazione di migliaia di gruppi e spazi su Facebook, nasconde uno dei fenomeni più importanti e sfuggenti della comunicazione politica di questi anni. Se infatti ogni leader può contare sulla sua pagina ufficiale, intorno o dietro ruotano spesso un numero infinito di altre piccole comunità digitali. Matteo Salvini, Luigi Di Maio e i Cinque Stelle, Giorgia Meloni e Matteo Renzi, per citare i più forti: non esiste esponente di primo piano che non si appoggi anche a queste realtà.
Realtà che in teoria sono create da semplici cittadini, ma che spesso sono invece gestite direttamente dagli stessi staff del politico, in segreto.
Per un verso si tratta di un segreto di Pulcinella, per l’altro resta pur sempre un’attività inconfessabile, da svolgere senza farsi scoprire. Perché le pagine non ufficiali servono eccome, un po’ per tastare il “sentiment” della rete e sondare in maniera riservata il proprio pubblico prima di un’uscita “ufficiale”, un po’ per allargare la base dei fan. Un po’ anche per fare il lavoro sporco.
I messaggi più aggressivi, gli attacchi diretti agli alleati o ai rivali che si vogliono far arrivare ai propri sostenitori partono da questi gruppi che spesso contano migliaia di fan molto fedeli, e possono raggiungere anche milioni di persone. Una modalità da lancio il sasso e ritraggo la mano: né il leader, né lo staff titolare possono infatti esser incolpati di alcunché.
Qualche volta però il velo di Maya viene squarciato: ne sa qualcosa il collaboratore digitale di Matteo Renzi, Alessio De Giorgi che, per un errore nel cambiare account, rispose personalmente a un commento della pagina non ufficiale “Matteo Renzi News” (circa centomila fan) svelando quindi che dietro la tenda c’era proprio lui. Ma la storia di commistioni tra comunicazione ufficiale e non ufficiale è lunga. Un altro caso degno di nota è quello del “Club Luigi Di Maio”, storico gruppo di Facebook inaugurato nel 2013 a sostegno dell’allora vicepresidente della Camera e sempre orgogliosamente dichiaratosi «non ufficiale».
Peccato che il Club, usato per anni per diffondere i messaggi più violenti della propaganda Cinque Stelle, con derive razziste e minacce di morte inviate all’avversario di turno, fosse usato anche dallo storico collaboratore e amico di Di Maio Dario De Falco (oggi capo della sua segreteria a Palazzo Chigi, 100mila euro l’anno) e annoverasse tra i moderatori anche Pierre Cantagallo, influencer di area grillina vicino a Pietro Dettori, ora assunto nello staff di comunicazione del Movimento 5 Stelle alla Camera.