Politica
10 luglio, 2025La vicenda della scarcerazione del torturatore libico (che potrebbe essere arrestato in patria) è diplomatica e politica, ma anche penale. Intanto le opposizioni continuano a chiedere le dimissioni del Guardasigilli, che replica: "Gli atti che abbiamo smentiscono i giornali, riferiremo in Parlamento"
La partita sul caso Almasri è insieme diplomatica e politica, ma anche penale. E non solo perché il tribunale dei ministri a breve si esprimerà - con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione - su Carlo Nordio, Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. Ma anche perché le rivelazioni delle mail interne al ministero della Giustizia, che testimonierebbero come il Guardasigilli avesse saputo immediatamente dell’arresto del torturatore libico, il fatto che a via Arenula non si fece niente per garantire la sua permanenza nelle carceri italiane, potrebbero aggravare la posizione di Nordio, l’unico tra i quattro indagato anche per omissioni di atti d’ufficio. Tra un eventuale richiesta di rinvio a giudizio e un processo vero e proprio, però, c’è di mezzo la necessaria autorizzazione parlamentare. Con buona probabilità che la maggioranza faccia quadrato attorno al suo ministro.
Bongiorno minaccia denuncia per rivelazione atti coperti da segreto
La partita penale non si ferma qui: ieri - 9 luglio - l’avvocato Giulia Bongiorno, che è anche parlamentare della Lega, ha minacciato di presentare una denuncia contro ignoti per divulgazione di atti coperti dal segreto e che non sono stati ancora resi alle parti interessate, in relazione al carteggio interno al ministero della Giustizia.
Il possibile arresto di Almasri in Libia
Intanto da Tripoli, sempre ieri, è arrivato un colpo di scena, con l’ufficio della procura generale della Libia che ha fatto sapere di aver avviato “un procedimento pubblico” a carico di Almasri “secondo le norme della giurisdizione nazionale”, esaminando i capi d’accusa della Corte Penale Internazionale e i fatti trattati dai tribunali nazionali. C’è la possibilità, quindi, che l’ex comandante libico - già interrogato lo scorso 28 aprile - venga arrestato, ma in patria.
Le opposizioni chiedono le dimissioni di Nordio
Sul piano interno, non si placa - ma anzi esplode - la polemica politica. Con le opposizioni compatte che sono tornate a chiedere un passo indietro del Guardasigilli. Per il leader del M5s, Giuseppe Conte, “il governo è fatto da bugiardi” e “Nordio deve dimettersi”. Anche per la segretaria del Pd, Elly Schlein,”mentire al Parlamento è mentire al Paese, la premier Meloni torni alle Camere e chiarisca”. Per Marco Grimaldi di Avs, “chi mente deve assumersene la responsabilità”. E anche per Matteo Renzi, “sulla vicenda Almasri ormai è tutto chiaro: Giorgia Meloni ha mentito nel video da Palazzo Chigi, Carlo Nordio ha mentito al Parlamento. Mi preoccupa - ha aggiunto l’ex premier - un governo che mente all’opinione pubblica e alle Camere. Un governo che si fa ricattare dai torturatori libici. Che si fa umiliare sulla scena internazionale, come accaduto a Bengasi”.
Arrivando alla Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina, Nordio ha risposto (a distanza) agli attacchi delle opposizioni: "Riferiremo in Parlamento quando sarà il momento, però gli atti che abbiamo smentiscono radicalmente quello che è stato riportato sui giornali".
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