Politica
25 luglio, 2025Anche se "negli altri Paesi le cose non vanno molto meglio", ha detto il presidente della Camera durante la cerimonia del Ventaglio, "continuerò la mia battaglia contro il ricorso" ai decreti. Con Meloni sono stati sfornati 103 provvedimenti d'urgenza (un record negli ultimi 20 anni) e quasi tre quarti dell'iniziativa legislativa è stata di origine governativa
In mille giorni di governo Meloni sono stati sfornati 103 decreti legge, uno ogni nove giorni, dieci ore e 33 minuti. Un record assoluto degli ultimi vent’anni. Sul problema annoso della decretazione d’urgenza è intervenuto questa mattina – 25 luglio – anche il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. “Negli altri Paesi in Europa le cose non vanno molto meglio”, ha detto intervenendo alla tradizionale cerimonia del Ventaglio, ma “continuerò la mia battaglia contro il ricorso alla decretazione d'urgenza che ritengo eccessiva. La questione non è solo di questa legislatura e travalica i confini nazionali”.
L’attività delle Camere negli ultimi anni si è ridotta sempre più, e non riguarda solo la decretazione d’urgenza: secondo i rapporti dell’Osservatorio legislativo e parlamentare della Camera, fino al 13 giugno – come ha scritto L’Espresso lo scorso 11 luglio – il Parlamento ha approvato 222 leggi, di cui 84 conversione di decreti e 78 di provvedimenti provenienti dall’esecutivo. Il 73 per cento, quasi tre quarti dell’attività legislativa, è stata di iniziativa governativa. E se si guarda alle fiduce imposte, che hanno strozzato il dibattito parlamentare, il governo Meloni ha una media di 2,9 voti al mese. Per il presidente della Camera, comunque, “ci sono notevoli lati positivi nell'attività del Parlamento. Il Parlamento potrebbe contare di più – ammette – ma non è che non conti”.
Nel suo intervento alla cerimonia del Ventaglio, Fontana ha trattato anche il tema – che negli scorsi ha diviso il centrodestra – dello ius scholae proposto da Forza Italia e rispedito al mittente da Lega e Fratelli d’Italia. “Per fare una legge – ha spiegato il presidente della Camera – serve una maggioranza”, e sulla riforma della cittadinanza “ci sono divisioni” nelle forze di governo, a differenza invece del fine vita che “stanno trattando al Senato. Mi pare – ha concluso – che il percorso sia avviato”.
In coda al suo discorso, poi, Fontana ha fatto un'apertura parzialmente divergente dalle sensibilità del proprio partito, la Lega. È opportuno riconoscere lo Stato di Palestina, sulla falsariga di quanto annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron? “La domanda che mi facevo era se aiuta a risolvere o ad aggravare. Da un lato può aiutare a depotenziare Hamas. Dall'altro il rischio è che Israele sentendosi accerchiata possa aggravare la situazione – ha detto –. La cosa non mi vede contrario, però non so se si risolve il conflitto”.
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