Mancano solo due giorni alla presentazione dei palinsesti e la Rai, giusto per non farsi notare e mantenere un basso profilo, scrive a Sigfrido Ranucci. Ma non per complimentarsi per i risultati raggiunti, come denuncia lo stesso giornalista sui suoi profili social, ma per un richiamo sottoscritto dalla direzione. Avrebbe contravvenuto alle regole aziendali partecipando a diverse ospitate in altre reti e, fatto giudicato assai grave, promosso un libro da lui stesso scritto senza la necessaria autorizzazione preventiva.
“Ieri sono stato convocato dal mio direttore Paolo Corsini, pensavo che mi rassicurasse sul fatto che le puntate di Report non verranno tagliate e che i compensi della mia squadra fossero salvi, anche solo per gratitudine per la qualità del lavoro svolto. Invece no. Era semplicemente un provvedimento disciplinare a firma dell' Ad Giampaolo Rossi, e del direttore delle Risorse Umane, Felice Ventura” scrive Ranucci.
Viale Mazzini all’indice puntato non ci sta e smentisce che si tratti di provvedimento disciplinare pubblicando con esemplare tempismo una nota. Ma sta di fatto, al di là della pesantezza legale dello scritto ricevuto, che si tratti o meno di provvedimento ufficiale a questo punto conta poco, visto il clima che sta sorvolando sul giornalista. Pochi giorni fa alla lettura delle bozze del palinsesto autunnale era emerso un taglio drastico delle puntate di Report per la prossima stagione, a cui si sommava la durissima protesta contro i tagli di budget al programma di inchiesta. Ora la ramanzina, per un comportamento giudicato non corretto. Una reazione scomposta dal sapore dell’autogol che ricorda parecchio il procedimento contro Serena Bortone della scorsa stagione, dopo la vicenda Scurati, un modus operandi che l’azienda pubblica sotto il governo Meloni sta utilizzando con un agio di cui non si pensava fosse capace.
Le reazioni politiche ovviamente non si sono fatte attendere: “La lettera recapitata a Sigfrido Ranucci ha il tono di un'intimidazione e rappresenta un atto grave nei confronti di chi fa giornalismo d'inchiesta nel servizio pubblico. Porteremo questo ennesimo episodio in commissione di Vigilanza, dove chiederemo all'azienda un chiarimento formale" scrivono i componenti democratici della commissione di Vigilanza Rai. "Anche questo intervento si inserisce nel clima di pressione che da tempo colpisce diverse trasmissioni di approfondimento della Rai. Un segnale preoccupante, soprattutto a poche settimane dall'entrata in vigore del Media Freedom Act, che impone all'Italia di garantire un servizio pubblico radiotelevisivo indipendente dalla politica. Serve un cambio di rotta: il pluralismo e la libertà d'informazione vanno difesi con determinazione". E arriva anche la solidarietà degli esponenti M5s a Ranucci, “costretto a ricevere una lettera dalla Rai che sembra più una ramanzina da preside a uno scolaretto che un confronto serio tra professionisti”.
D’altronde, il clima è proprio quello del ditino alzato. Devi seguire le regole, dare poco fastidio, non disturbare la classe, altrimenti vai dietro la lavagna e rischi di essere bocciato. Anche se il pubblico ti ha promosso da un pezzo.