L'operazione per indagare su un racket di visti che potrebbe essere la ragione per cui è stato ucciso l'ambasciatore nel 2021

Fare chiarezza sulle denunce di numerosi cittadini congolesi che hanno tracciato i contorni di un racket di visti all’ambasciata italiana nella Repubblica democratica del Congo, questo l’obiettivo della delegazione di sette ispettori, guidata dal Ministro Plenipotenziario Andrea Tiriticco, ispettore generale del Ministero degli Affari Esteri e degli uffici all’estero, in missione nelle sedi diplomatiche di Kinshasa e di Congo Brazzaville. 

 

L'ispezione, disposta dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, scaturisce dall’inchiesta uscita su L'Espresso il 10 settembre e il 13 ottobre, che ha riportato testimonianze di un presunto giro di «permessi di viaggio facili rilasciati a fronte di mazzette da funzionari compiacenti e infedeli» come ha raccontato la fonte più autorevole, un imprenditore Italo congolese molto vicino all’ambiente diplomatico italiano nella capitale della RDC.  

 

L’omicidio dell’ambasciatore
Il racket dei visti dietro la morte dell'ambasciatore Luca Attanasio
15-10-2023

 

L'iniziativa si inquadra nell’ambito delle indagini scaturite dalla ricostruzione sul delitto dell'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e del carabiniere che gli faceva da scorta, Vittorio Iacovacci. Uccisi in un agguato con l’autista del World food programme Mustapha Milambo nella regione del Nord Kivu  il 22 febbraio del 2021. 

 

La Farnesina è stata sollecitata anche dall’onorevole di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica citando i nuovi elementi scaturiti dall’inchiesta de L’Espresso per chiedere ulteriori indagini sull’assassinio di Attanasio. «Nel corso degli ultimi mesi sono venuto a conoscenza di una serie di morti sospette, tutte legate a persone che lavoravano su visti e passaporti. Dietro quanto accaduto in Congo potrebbe dunque esserci un traffico di visti simile a quello che ho scoperto e denunciato in altri paesi ricevendo, a causa dei miei esposti, diverse minacce» conclude l’onorevole.