Il titolare del dicastero della Cultura al convegno "Verso il G7": il servizio pubblico «è espressione della banalità fatta pensiero». D'altronde «Meglio una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà» è da sempre il motto dell'ex direttore del Tg2 che seguì tutte le campagne sovraniste sulla seconda rete

«In Rai venivo censurato quotidianamente». La frase la pronuncia il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano nel suo intervento al convegno "Verso il G7: IA rischi e opportunità". E suona un po' stonata a leggere il curriculum del giornalista-scrittore biografo, anzi agiografo di Vladimir Putin e Donald Trump: entrato in Rai nel 2003 come inviato della Testata regionale e caposervizio, una carriera spedita: nel 2004 viene trasferito a Roma all’Agenzia Nazionale della Tgr dove diventa prima vicecaporedattore (2005) e in seguito caporedattore (2007). Nel 2009 passa al Tg1 dove riesce a ricoprire il ruolo vicedirettore e dal 2018 diventa direttore del Tg2 che nel pieno governo giallo-verde e con un presidente della Rai commentatore di Russia Today, Marcello Foa, rivoluziona il telegiornale del secondo canale Rai. 

 

«Meglio una faziosità limpida ed esibita di una subdola terzietà», è il suo manifesto e coì Sangiuliano pensa e crea nuovo Tg Storia, in linea con la sua produzione saggistica. Un’altra edizione 8,30-8,40 e ancora soft-news, dossier, speciali. «Caro amico» di Salvini, il Telegiornale costruisce servizi sui Gilet Gialli e segue le conferenze stampa di fine anno di Putin, senza trascurare servizi sul Natale ortodosso a Mosca. 

 

Altri tempi, respinti in maniera sprezzate oggi dal ministro che preferisce ricordarli così: «Sono sempre stato per natura uno spirito critico e ho fatto battaglie in questo senso ma venivo censurato quotidianamente per il mio spirito critico, perché la Rai è espressione della pastorizzazione del pensiero, della banalità fatta pensiero». 

 

Forse anche per questo, preferisce oggi dettare lui l'agenda, come fa notare sui social il deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Per rispondere ai giornalisti che gli chiedono conto delle chat di Paolo Signorelli,  portavoce di Lollobrigida, che interloquiva con il più noto e defunto Diabolik con affermazioni antisemite, il ministro Sangiuliano risponde che intende dettare lui l'agenda. E quindi, che la vera notizia sono le stragi dei khmer rossi avvenute nel '75» spiega l'ex ministro dem: «Ora, al netto del fatto che in Italia, dove pure nell'epoca dei furori ideologici ci furono stalinisti e maoisti, non risultano seguaci di Pol Pot. E al netto del fatto che se si scoprissero delle chat di un esponente dell'opposizione nelle quali si esaltano regimi sanguinari, interloquendo con un narcotrafficante, tendo ad immaginare che qualcuno della destra lo farebbe notare. Al netto di tutto questo, appunto, quello che mi colpisce è la tempestività con cui Sangiuliano segnala una notizia, assolutamente terribile, ma del '75. Soprattutto perché lo fa uno stimato professionista dell'informazione».