Vatti a fidare dei paradisi fiscali. La famiglia Crociani, proprietaria della Vitrociset, azienda cruciale per la sicurezza nazionale, tradita da un giudice di un paradiso fiscale che spiattella in una piccante sentenza la vita complicata (e segretissima) di chi è ricchissimo e insaziabile. Eccola.

Lo speciale Chi sono gli italiani con il conto offshore

Faide familiari. Tentativi di rapimento. Complotti. Furti di quadri d’arte di altissimo valore. Firme false. Registrazioni compromettenti. Un patrimonio da centinaia di milioni di euro saccheggiato e nascosto. Sembra il copione di un film di spionaggio, invece è la storia vera che coinvolge Edoarda Crociani, ex attrice (con il nome di Edy Vessel) e le due figlie di secondo letto, Camilla e Cristiana.
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Per decenni l'imprenditrice Edoarda ha cercato di occultare tutti i propri affari nei paradisi fiscali al resto del mondo ricorrendo alle garanzie tipiche dei paradisi fiscali e proprio il giudice uno di questi, Julian Anthony Clyde-Smith della Royal Court di Jersey, lo scorso 11 settembre, ha spiattellato tutti gli ntrighi della signora Crociani in una sentenza che ha dell'incredibile. Dentro lì, infatti c'è il racconto di quattro anni di aspri litigi e colpi bassi tra Edy Vessel e le figlie.
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Anche i ricchi, insomma, hanno i loro problemi. Ma andiamo con ordine. Edoarda è la vedova di Camillo Crociani, ex presidente del gigante statale degli armamenti Finmeccanica, un boiardo di Stato che nel 1976 scappa in Messico dopo essere stato coinvolto nello scandalo Lockeed per le tangenti pagate dal colosso Usa al governo italiano in cambio di una fornitura di aerei. La Saga Crociani spunta tra i milioni di documenti usciti dall'inchiesta Paradise Papers che riguardano i due studi specializzati in servizi offshore Appleby alle Bermude e Asiaciti con sede a Singapore. I documenti ottenuti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung sono poi stati condivisi con l’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), rappresentato in Italia in esclusiva dall’Espresso e Report. Proprio a Jersey, paradiso fiscale della Corona Britannica, il giudice della Royal Court, Julian Anthony Clyde-Smith, in autunno emette una sentenza per mettere la parola fine sulla complicata vicenda legale che vede da una parte Edoarda, Camilla e suo marito, il principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie; dall’altra, Cristiana, sposata in seconde nozze con un imprenditore francese, Nicolas Delrieu.
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Sullo sfondo operano entità offshore riservate, con uno scopo preciso: nascondere un ricchissimo patrimonio, composto di aziende strategiche (come la Vitrociset di Roma che si occupa della sicurezza di società di stato, della Polizia e del ministero della Difesa) e fior di opere d’arte, da Van Gogh a Gauguin, da Cézanne a Renoir da Chagall a Giacomo Balla, stimati come si legge nelle carte giudiziarie di Jersey, 445 milioni di dollari. Tutta questa fortuna è però contesa, frutto di liti furibonde. Quando nel 2012 Edoarda Crociani, con la figlia Camilla, cerca di spostare i beni da un trust ad un altro, tagliando fuori Cristiana, scoppia la guerra. Uno dei primi scontri risale agli inizi del 2010. Edoarda, seduta nella stanza dal letto del suo mega appartamento di Montecarlo, sta spartendo i dipinti tra le due figlie. Cristiana se ne vede attribuire alcuni, ma non si rende bene conto che c’è una sproporzione nel loro valore. Il giudice riporta brani della testimonianza, da lei resa in udienza, in riferimento ad un colloquio con il marito: «Non puoi immaginare che cosa è successo. C’è stata una specie di divisione dei quadri. E lui: ‘Che cosa?’. Nicolas ama molto l’arte, andiamo insieme a mostre e musei. Così gli ho fatto un po’ di nomi e lui ‘Christie, non è molto giusto se tua sorella si è presa Gauguin, Cézanne, Rousseau e Renoir. Sei sicura di questo?’ Ho risposto ‘Sì, penso di aver preso…’ la mia cattiva memoria mi gioca degli scherzi, non posso ricordare veramente i nomi. E questo è tutto, è la fine della storia». Durante la seduta per l’assegnazione dei capolavori, Edoarda le ordina con tono imperioso: «Firma, sei d’accordo?».
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E il giudice Clyde-Smith commenta: «Cristiana aveva paura della mamma, che esercitava sulla figlia un ascendente psicologico e la manipolava». Ma non è tutto. Nelle 238 pagine della sentenza si legge anche il commento di un banchiere impegnato a gestire i trust di famiglia: «Madame Crociani (così la chiama il giudice, ndr) era una persona imprevedibile e molto difficile con cui lavorare… spesso perdeva le staffe nei meeting, arrabbiandosi e diventando ostile nei miei confronti». Un altro banchiere la definisce «Paranoide». Poi qualcosa cambia. Cristiana, poco per volta, si accorge che nei suoi confronti è in atto una congiura. Lo intuisce il 25 aprile 2011. Entra nell’appartamento di Monaco, ma non trova nessuno, né la madre né la sorella. Scopre però nella sala da pranzo un dossier su un progetto a lei sconosciuto, Mozart Trust proposals. Dovrebbe servire a sistemare i trust familiari, due soprattutto, il Grand Trust e il Fortunate Trust: il portafoglio del primo, 100 milioni di dollari, sarebbe stato trasferito, razziandolo, al secondo, che fa capo a Edoarda. Cristiana, leggendo le carte, capisce di essere stata estromessa (e sostituita da Camilla) dall’amministrazione di un’importante società olandese, la Croci International BV, che controlla la Vitrociset.

È proprio l’azienda lanciata da Camillo Crociani ai suoi eredi che gestisce, grazie ad appalti pubblici, apparati di sicurezza, radar e telecomunicazioni per strutture civili e militari. Nel corso degli anni ha generato profitti per centinaia di milioni di euro, tutti finiti alla famiglia Crociani, salvo una piccola quota dell’1,5 per cento in mano a Finmeccanica-Leonardo. Cristiana si accorge anche che le sono state sottratte azioni di un’altra società, registrata a Curacao, nelle Antille Olandesi, Croci NV, che a sua volta possiede la Croci BV. Lascia subito l’appartamento di Monaco. Va in Francia, nella casa del suocero e telefona, piangendo, a Nicolas: «La mamma e mia sorella stanno complottando contro di me». La fiducia nella famiglia crolla. E lei sferra l’offensiva: convinta di essere vittima di un attacco, ingaggia degli avvocati nelle Antille Olandesi. Tante cose non quadrano: c'è la firma di Cristiana su un documento con il quale Edoarda afferma che la figlia era consenziente per il passaggio dei titoli Croci NV alla madre. Ma Cristiana ribatte: «Ho firmato soltanto l’ultima pagina, su tre, spedita dalla mia casa di Miami, come risulta dal tabulato del mio fax».

E il giudice le dà ragione, perché madame Crociani non è stata in grado di esibire il tabulato con tutte e tre le pagine. Tempo due mesi, e il 24 giugno 2011, nella residenza di Monaco di Edoarda Crociani, c’è un grande meeting. Presenti, oltre a lei, due banchieri. Discutono delle mosse legali di Cristiana, ma non sanno che qualcuno sta registrando le loro conversazioni, qualcuno che ha accesso all’appartamento. Passano pochi giorni e una chiavetta USB viene recapitata nell’ufficio di Nicolas, il marito di Cristiana. Il contenuto è esplosivo: Edoarda e Camilla sospettano che il dossier Mozart sia stato dato a Cristiana da un loro impiegato; Edoarda avrebbe voluto dividere i suoi beni assegnandoli per due terzi a Camilla e per un terzo a Cristiana, rispettando la legge italiana, ma avrebbe cambiato idea dopo aver ricevuto le lettere degli avvocati delle Antille; per Edoarda e Camilla, «Cristiana non avrebbe dovuto ricevere niente: tagliata completamente fuori». Poi le due alleate reagiscono, accusando: Cristiana «avrebbe tentato di portar via una tela di Botero, valore un milione di euro» e avrebbe anche «incaricato un dipendente dello staff Crociani di rubare gioielli di famiglia».

Episodi non provati, secondo il giudice di Jersey. Ma il peggio deve ancora venire: un presunto tentativo di rapimento, che sarebbe stato attuato da un investigatore privato, Riguel Dorta, assoldato da un avvocato di New York, Christopher Byrne, a sua volta assunto da Edoarda, preoccupata per Cristiana, con cui ha perso ogni collegamento. Nel 2012 Cristiana, con Nicolas e due bambini, si trasferisce a Santo Domingo, dove il marito ha affari in corso. Nella sentenza di Clyde-Smith si legge: «Alla fine di marzo un uomo si presenta all’ingresso del resort, dove Cristiana e Nicolas vivono protetti da personale della sicurezza. Ha in mano delle foto e cerca di corrompere gli agenti, che informano Cristiana. In seguito Cristiana riceve una telefonata dalla scuola dei figli, dove un individuo si era presentato sostenendo di essere un amico della famiglia Crociani. Cristiana e Nicolas pensano a un rapimento. Rintracciano l’investigatore in un hotel e lo affrontano insieme al manager dell’albergo e a poliziotti. Si fanno dire chi l’ha ingaggiato. Cristiana telefona all’avvocato Byrne e gli dice di smettere di molestarla. Poi Nicolas accompagna l’investigatore all’aeroporto per assicurarsi che se ne andasse».

Quel che succede dopo è riassunto in un rapporto scritto da Dorta per l’avvocato Byrne. Spiega che Madame Crociani era impensierita per la vita di Cristiana, sparita da tempo. Descrive quanto è successo all’hotel di Santo Domingo, giurando che la polizia l’avrebbe ammanettato, minacciando di metterlo in prigione se non avesse parlato (tesi poi smentita, ndr). Cristiana avrebbe chiamato mister Byrne dicendogli di riferire a madame Crociani e a Camilla quanto segue: «Non voglio più essere contattata da loro; ho vissuto in un inferno dorato per 35 anni; per me mia madre e mia sorella sono morte; temevo che l’investigatore fosse un killer o un rapitore potenziale dei mie bambini». Il giudice di Jersey decreterà la vittoria di Cristiana, dandole ragione per quanto riguarda le sue rivendicazioni, che ammontano a un totale di 200 milioni di dollari, causa lo svuotamento del Grand Trust, da ricostituire con quello che c’era dentro: opere d’arte, proprietà immobiliari in Italia e all’estero e fondi vari provenienti dalla Vitrociset (definita «il gioiello della corona»), espressi in euro.

Già e la Vitrociset? Dalla decisione di Jersey si capisce che non è più di Edoarda, ma di Camilla, che ne avrebbe acquisito la proprietà dalla madre con la sua società lussemburghese Allimac (Camilla all’incontrario), a sua volta detenuta da un’altra compagnia di Curacao, la International Future Ventures NV, capitale un dollaro. E di chi è quest’ultima, all’interno di un complicatissimo intreccio societario? Non si sa. E dove si colloca allora la Vitrociset? Il legale di Edoarda Crociani ha spiegato a l'Espresso che: «La Vitrociset è indirettamente controllata dalla famiglia Crociani». Poi, nello scorso week end la nebbia si dirada. Entra in scena un compratore dell’azienda romana, l’imprenditore abruzzese Tonino Di Murro. La parola finale però spetta al governo, che adesso si fa avanti e ventila la possibilità di usare il suo golden power, perché la Vitrociset è considerata strategica: per il via libera, occorre l’autorizzazione della presidenza del Consiglio dei ministri. Insomma, la Saga Crociani potrebbe non finire qui.