Mondo
26 gennaio, 2015Ora che ha trionfato alle elezioni, ottenendo l'appoggio della classe media e sbaragliando i partiti storici, il leader di Syriza sarà condizionato più dai fattori economici che ideologici. A definire il nuovo governo sarà la sua capacità di tenere testa alla Germania. Perché la Grecia della strada si considera ufficialmente in lotta
Per Alexis Tsipras, dopo la vittoria la battaglia madre sarà con Angela Merkel
Alla fine Alexis ha agito ancora una volta fuori dagli schemi osando l'impensabile: un governo fatto con l'ala opposta al suo schieramento politico Syriza, il partito degli indipendentisti greci di Anel (4,8 per cento dei voti) di Panos Kammenos, un altro quarantenne che probabilmente già in serata sarà il numero due del Paese.
In fatto di politiche sociali si trovano su pianeti distantissimi tra loro (per le dimensioni basta pensare al solco tra la Lega e Sel). In comune però hanno la ferma opposizione alle politiche di austerità della Troika con Kammenos che sarebbe perfino disposto ad uscire dall'euro. Il partito di centro sinistra moderata del Fiume di Stavros Theodorakis che sperava di moderare le istanze riottose di Tsipras garantirà probabilmente un sostegno esterno al vincitore condizionato alla non fuoriscita dall'euro ma non entrerà nel governo.
Anel nasce da una costola conservatrice di Nuova Democrazia che nel 2012 si stacca in protesta contro la firma delle condizioni di salvataggio offerte dalla Troika alla Grecia. A differenza di Syriza non solo rifiuta l'accordo con la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale e l'Unione europea ma vorrebbe anche che la Germania fosse chiamata a pagare un risarcimento per i crimini di guerra. A votarla una piccola parte di quella media borghesia disillusa quasi personalmente da Antonis Samaras, giudicato incapace di guidare la nuova destra greca, e ferita gravemente nel portafogli dall'Enfia, la tassa sulle proprietà immobiliari che ha dato il colpo di grazia a chi, come da tradizione, aveva investito i risparmi soprattutto in abitazioni e negozi.
Quest'inedita e inaspettata unione tra gli opposti che si incontrano in uno dei momenti più gravi della storia greca marca in modo inequivocabile la fine delle ideologie di destra e di sinistra in un Paese segnato per mezzo secolo dalle conseguenze della sua guerra civile. Per la prima volta nella storia greca il voto è stato condizionato da fattori economici e non ideologici. Le élite spavalde, a cui da anni è risparmiato il triste compito di pagare le tasse e che ultimamente sono state protette da Nuova Democrazia perfino dagli effetti della crisi, hanno votato per Antonis Samaras. La marea di giovani disocccupati, la piccola borghesia destinataria di tutte le misure peggiori della Troika e, questa volta perfino i gruppi anarchici, per Syriza. Oggi la battaglia di Atene è per la sopravvivenza, contro il regime di austerità imposto dalle politiche guidate da Angela Merkel che ha portato via il futuro ad almeno un paio di classi sociali.
La Grecia della strada si considera ufficialmente in guerra. La perdita di oltre un quarto della sua ricchezza in cinque anni conferma il bollettino bellico. La scarsità di medicina e il ritorno della mortalità infantile pure. Stufa di essere vittima ha eletto Tsipras per andare al fronte. Un fronte doppio: esterno e interno. Contro quei tedeschi che la ferirono durante la Seconda guerra mondiale e che Lei insieme alle altre nazioni europee dell'epoca aiutò economicamente a tornare in piedi negli anni Cinquanta e contro gli oligarchi che di greco hanno il nome e i natali ma che vivono dentro e fuori il Paese sfruttandone le risorse senza mai condividerne il destino.
Lo hanno definito, Tsipras, un nuovo Chavez europeo. I più buoni un Lula riformista. Lui stesso ha detto sorridendo che è stato accusato di tutto tranne che di rubare la moglie altrui. L'accusa più comune dei suoi è quella di essere troppo pragmatico e ambizioso. Non abbastanza idealista. Particolare probabilmente vero e, per una volta, positivo. Il passaggio dalla lotta al governo non è mai facile e nemmeno coerente. Ma se l'ex giovane Tsipras vorrà consegnare il suo nome alla storia come uno dei fondatori della Grecia post globalizzazione farà bene a dosare con attenzione pragmatismo e carisma personale per farsi strada tra amici e nemici.
Ad avere bisogno di ricostruzione non è solo l'economia e la politica greca. Un'intera Europa è in cerca d'identità e di futuro, di regole nuove e di leader coraggiosi. Sono in molti a guardare a lui come strumento da brandire in proprio soccorso o, più nobilmente, come ispirazione. In entrambi i casi Tsipras potrebbe essere la leva che ricostruirà l'Europa con strumenti più adatti ai nostri tempi.
In fatto di politiche sociali si trovano su pianeti distantissimi tra loro (per le dimensioni basta pensare al solco tra la Lega e Sel). In comune però hanno la ferma opposizione alle politiche di austerità della Troika con Kammenos che sarebbe perfino disposto ad uscire dall'euro. Il partito di centro sinistra moderata del Fiume di Stavros Theodorakis che sperava di moderare le istanze riottose di Tsipras garantirà probabilmente un sostegno esterno al vincitore condizionato alla non fuoriscita dall'euro ma non entrerà nel governo.
Anel nasce da una costola conservatrice di Nuova Democrazia che nel 2012 si stacca in protesta contro la firma delle condizioni di salvataggio offerte dalla Troika alla Grecia. A differenza di Syriza non solo rifiuta l'accordo con la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale e l'Unione europea ma vorrebbe anche che la Germania fosse chiamata a pagare un risarcimento per i crimini di guerra. A votarla una piccola parte di quella media borghesia disillusa quasi personalmente da Antonis Samaras, giudicato incapace di guidare la nuova destra greca, e ferita gravemente nel portafogli dall'Enfia, la tassa sulle proprietà immobiliari che ha dato il colpo di grazia a chi, come da tradizione, aveva investito i risparmi soprattutto in abitazioni e negozi.
Quest'inedita e inaspettata unione tra gli opposti che si incontrano in uno dei momenti più gravi della storia greca marca in modo inequivocabile la fine delle ideologie di destra e di sinistra in un Paese segnato per mezzo secolo dalle conseguenze della sua guerra civile. Per la prima volta nella storia greca il voto è stato condizionato da fattori economici e non ideologici. Le élite spavalde, a cui da anni è risparmiato il triste compito di pagare le tasse e che ultimamente sono state protette da Nuova Democrazia perfino dagli effetti della crisi, hanno votato per Antonis Samaras. La marea di giovani disocccupati, la piccola borghesia destinataria di tutte le misure peggiori della Troika e, questa volta perfino i gruppi anarchici, per Syriza. Oggi la battaglia di Atene è per la sopravvivenza, contro il regime di austerità imposto dalle politiche guidate da Angela Merkel che ha portato via il futuro ad almeno un paio di classi sociali.
La Grecia della strada si considera ufficialmente in guerra. La perdita di oltre un quarto della sua ricchezza in cinque anni conferma il bollettino bellico. La scarsità di medicina e il ritorno della mortalità infantile pure. Stufa di essere vittima ha eletto Tsipras per andare al fronte. Un fronte doppio: esterno e interno. Contro quei tedeschi che la ferirono durante la Seconda guerra mondiale e che Lei insieme alle altre nazioni europee dell'epoca aiutò economicamente a tornare in piedi negli anni Cinquanta e contro gli oligarchi che di greco hanno il nome e i natali ma che vivono dentro e fuori il Paese sfruttandone le risorse senza mai condividerne il destino.
Lo hanno definito, Tsipras, un nuovo Chavez europeo. I più buoni un Lula riformista. Lui stesso ha detto sorridendo che è stato accusato di tutto tranne che di rubare la moglie altrui. L'accusa più comune dei suoi è quella di essere troppo pragmatico e ambizioso. Non abbastanza idealista. Particolare probabilmente vero e, per una volta, positivo. Il passaggio dalla lotta al governo non è mai facile e nemmeno coerente. Ma se l'ex giovane Tsipras vorrà consegnare il suo nome alla storia come uno dei fondatori della Grecia post globalizzazione farà bene a dosare con attenzione pragmatismo e carisma personale per farsi strada tra amici e nemici.
Ad avere bisogno di ricostruzione non è solo l'economia e la politica greca. Un'intera Europa è in cerca d'identità e di futuro, di regole nuove e di leader coraggiosi. Sono in molti a guardare a lui come strumento da brandire in proprio soccorso o, più nobilmente, come ispirazione. In entrambi i casi Tsipras potrebbe essere la leva che ricostruirà l'Europa con strumenti più adatti ai nostri tempi.
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