Portoghese, 30 anni, grazie a lui milioni di documenti su corruzione e frodi fiscali nel mondo del pallone sono diventati pubblici e campioni come Cristiano Ronaldo sono finiti sotto processo. Ora la giustizia di Lisbona vuole processarlo e lo ha fatto arrestare a Budapest

Le acrobazie fiscali di Cristiano Ronaldo, i dribbling offshore di Leo Messi e famiglia, i pagamenti ai Caraibi per José Mourinho. E poi: il contratto segreto di Paul Pogba, le sponsorizzazioni gonfiate del Manchester City, le lotte di potere intorno a Uefa e Fifa. Se queste vicende, e molte altre ancora, sono note in tutto il mondo e hanno dato il via a numerose indagini penali, il merito è di un giovane tecnico infrormatico portoghese. Si chiama Rui Pinto, ha 30 anni, e da mercoledì 16 gennaio è agli arresti domiciliari a Budapest, in Ungheria, dove è stato fermato su richiesta della polizia di Lisbona.

L'Espresso, nel numero in edicola da domenica 27 gennaio, racconta la storia di Pinto e la battaglia legale per impedire la sua estradizione in Portogallo. È stato questo giovane hacker a creare l'enorme archivio digitale noto come Football Leaks, una sorta di libro nero del calcio che documenta le manovre segrete di chi ha sporcato l'immagine del gioco più popolare del mondo accumulando milioni nei paradisi fiscali. Pinto è un whistleblower, un cittadino qualunque, appassionato di sport, che ha violato siti internet e caselle di posta elettronica per raccontare l'altra faccia del calcio, quella che raramente finisce nelle cronache sportive. Un mondo oscuro popolato da banchieri, affaristi, sponsor e anche molti calciatori che seguendo le direttive di strapagati consulenti, sono riusciti a truffare il Fisco.

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La saga di Football Leaks ha preso il via nel 2014. Documenti e notizie sono dapprima comparsi in Rete a un indirizzo creato ad hoc. Poi, a partire dal 2016, queste rivelazioni sono finite sulle pagine del settimanale tedesco Der Spiegel, che ha infine deciso di condividere le informazioni con altri giornali. È così sceso in campo l'Eic (European Investigative Collaborations), un consorzio di cui fa parte anche L'Espresso in esclusiva per l'Italia. La reazione dei potenti del calcio non si è fatta attendere.

Un giudice ungherese dovrà ora ora proniunciarsi sull' estradizione in Portogallo di Pinto, accusato di tentata estorsione e violazione di segreto. A difenderlo in tribunale sarà una squadra di avvocati guidata da William Bourdon, il legale francese che che si è guadagnato una notorietà mondiale schierandosi al fianco di famosi whistleblower come Edward Snowden, il tecnico informatico che ha svelato i programi di sorveglianza di massa del governo Usa e britannico, e Herrvé Falciani, che trafugò la lista dei clienti della sede di Ginevra della banca inglese Hsbc.

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L'aspetto paradossale della vicenda è che mentre Pinto è stato arrestato su ordine dei giudici portoghesi, altrove in Europa la magistratura ha potuto avviare indagini per evasione fiscale e corruzione proprio grazie a Fotball Leaks. In Francia, per esempio, la giustizia francese ha messo sotto accusa per evasione fiscale alcuni giocatori del Psg tra cui Javier Pastore, nel frattempo tornato in Italia alla Roma.

Ma il caso più clamoroso è quello di Cristiano Ronaldo. Proprio pochi giorni fa, martedì 22 gennaio, il fuoriclasse portoghese, passato l'estate scorsa dal Real Madrid alla Juventus, ha chiuso la sua vertenza con il Fisco spagnolo accettando di pagare una multa monstre da 18,8 milioni. La sanzione in denaro si aggiunge alla condanna a 23 mesi di carcere, con la condizionale. Il salto di qualità dell'inchiesta giudiziaria su Ronaldo è arrivato alla fine del 2016, quando i giornali del consorzio Eic hanno ricostruito, grazie ai documenti di Football Leaks, il tortuoso percorso dei soldi versati al calciatore dai suoi sponsor. Un fiume di denaro che partiva dalla Spagna per approdare ai Caraibi, nelle casse della Tollin, una società registrata alle British Virgin islands.