Gli attacchi dai banchi del centrosinistra, Magi: "Dopo il mancato arresto siamo stati declassati a stato canagliata". Boschi: "Ha mentito a quest’Aula". Bonelli: "Ha coperto un boia, un criminale, uno stupratore"

Con 215 voti contrari e 119 a favore, la Camera dei deputati ha respinto la mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio. L’oggetto era il caso Almasri, il funzionario libico fermato lo scorso gennaio su mandato della Corte penale internazionale e liberato dopo poche ore per motivi su cui persistono molti punti di domanda. Sull'Italia pende una richiesta di deferimento all'Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nella sua difesa a Montecitorio, il Guardasigilli non è entrato subito nel merito del caso Almasri ma ha invece esordito elencando tutte le accuse mosse dalle opposizione durante la discussione dello scorso 25 febbraio. Si è parlato, ha detto il ministro, del "numero dei suicidi in carcere, del sovraffollamento carcerario, dei magistrati fuori ruolo, del panpenalismo, della salute nelle carceri, della crociata contro le intercettazioni, del dossieraggio dei parlamentari" e così via.”Un cahier de doleance” che “ricorda un po' i libelli dell'Inquisizione dei secoli scorsi. Mancano solo l’accusa finale di simonia e bestemmia e siamo a posto”. Sul finale dell'intervento, tra gli applausi di tutto il centrodestra, Nordio ha accusato le opposizioni di "attacco strumentale per evitare la madre di tutte le riforme, quella sulla separazione delle carriere e l'inserimento del sorteggio nel Csm. Ma quali siano gli attacchi noi non vacilleremo e andremo avanti. Se voi farete del vostro peggio - ha affermato tra gli applausi dei parlamentari del centrodestra - noi faremo del nostro meglio".

"Non ho preso tempo per favorire la fuga di Almasri"

“Nel diritto non c’è mai una certezza assoluta. Io ho una certa perplessità quando sento discutere con tanta sicurezza di questioni giuridiche - ha sottolineato Nordio, tornando a parlare del caso Almasri -. Le perplessità si trasformano in tenerezza quando c’è una certezza assoluta, come l’altra volta”. La linea difensiva di Nordio, in sintesi, è stata tutta centrata sulla discrezionalità (e non sugli automatismi) secondo lui concessa al governo e al ministro in casi di mandati di cattura internazionali. L'attività del Guardasigilli "non è quella di un passacarte, ma deve attivare un'attività istruttoria o pre-istruttoria rapportandosi anche con altri organi di governo. E può farlo quando gli atti che arrivano dalla Corte penale internazionale sono poco convincenti, rivelano inesattezze. E in questo caso le hanno rivelate nella parte fondamentale", cioè nelle date (corrette in un secondo mandato d'arresto spiccato dalla Cpi) in cui sarebbero stati commessi i reati contestati ad Almasri. "Il tempo del reato commesso - ha specificato - è il dato fondamentale senza cui l'atto di imputazione è sostanzialmente nullo nel nostro ordinamento, ma penso che sia un principio comune. Soprattutto se l'individuazione esatta della data è il presupposto per stabilire se la Corte penale internazionale ha giurisdizione. Il tempo che il ministro si è preso non è stato per favorire la fuga o l'uscita di qualcuno, ma il tempo necessario per capire se quell'atto dovesse avere un seguito". 

Le opposizioni

Dalle opposizioni - tutte, tranne Azione, firmatarie della mozione di sfiducia contro Nordio - il primo a prendere la parola è il segretario di +Europa Riccardo Magi. “Spessa solo alla Corte penale internazionale valutare la necessità di un fermo o di un arresto, noi siamo tra coloro che ritengono che ci sia stata una corresponsabilità tra Nordio e la Corte d’Appello di Roma. Ma lei ha avuto un’enorme responsabilità e l’ha assunta per motivi politici. Il governo nelle prime ore ha mentito agli italiani e al parlamento, Palazzo Chigi non poteva non sapere ma ha preferito non prendere in mano il fascicolo e mettere in atto un’inerzia che ha annullato un mandato di arresto internazionale. Poi, da parte del governo è seguita un’attività di discredito della Corte penale internazionale. Dopo il mancato arresto - ha concluso, - siamo stati declassati a stato canagliata”. Per Maria Elena Boschi di Italia Viva, il ministro dovrebbe dimettersi perché “ha mentito a quest’Aula. È l’unico che pensa che Almasri sia stato liberato per un cavillo giuridico, nessun italiano le crede. Lei ancora oggi ha continuato a parlare volutamente di questioni procedurali. Noi non crediamo che si debba dimettere per un’inchiesta, perché siamo garantisti, ma perché non ha detto la verità in parlamento". Il punto, per Angelo Bonelli di Alleanza verdi sinistra, è che Nordio “non ha avuto il coraggio di ricordare le vittime del boia Almasri, di coloro che sono stati torturati e assassinati. Non si può nascondere dietro i cavilli giuridici, perlopiù falsi, quelle persone chiedono giustizia. Ha fatto l’avvocato di Almasri” e “ha coperto un boia, un criminale, uno stupratore. Come fa ad andare tranquillo a dormire?”.

 

Tra le forze di minoranza, l’unica a sfilarsi dalla sfiducia è stata Azione (al suo congresso di domenica 30 marzo parteciperà anche Meloni). E in Aula è stato Antonio D’Alessio a spiegare le ragioni della scelta: Abbiamo criticato duramente e senza mezzi termini l'operato del ministro Nordio perché sul caso Almasri è calata una assoluta nebulosità, con dichiarazioni contraddittorie da parte del governo. Una mancanza di trasparenza intollerabile. Ma - ha aggiunto il parlamentare della formazione guidata da Carlo Calenda - non condividiamo l'idea di una mozione di sfiducia, un boomerang che sposta l'attenzione su un altro fronte e allontana l'attenzione dal problema. Come nel caso di Santanchè, che è uscita rafforzata dalla mozione di sfiducia perché la maggioranza ha dovuto fare quadrato e sostenerla. Per questo non parteciperemo al voto”. Su tutt’altra posizione il Movimento 5 stelle: “Le stesse leggi che lei ha citato la smentiscono - ha attaccato l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho -. Non c'è nessuna possibilità di bloccare le richieste della Corte penale internazionale. Lei non aveva facoltà di scelta o valutazione politica. L'Italia si vergogna di ciò che avvenuto, non può arretrare davanti alla legalità. È un fatto gravissimo quello che è avvenuto”. 

Schlein: "Il Paese ha diritto di sapere la verità"

E anche per la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, Nordio "doveva trasmettere gli atti, non valutarli. Poteva in qualsiasi momento trasmetterli e non l'ha fatto. E le chiedo: chi le ha chiesto di stare fermo, chi ha deciso di riportarlo in Libia con un volo di Stato? È stata Giorgia Meloni? Perché non ce lo dice? Il Paese ha diritto di sapere la verità". E ancora: "Sono costretta a chiedere ancora una volta, dov' la premier? Perché fugge?". Poi ha continuato: "Lei non può continuare a ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia non perché è l'unico responsabile dei disastri del governo, ma perché poteva e doveva evitarlo. Ha scelto le ragioni di partito sul diritto. Noi votiamo a favore della sfiducia per lealtà verso un'Italia migliore di chi la governa". L'Italia, ha continuato la leader dem, "merita un governo che non abbia un ministro della Giustizia che libera i torturatori mentre mette in carcere i minori, che attacca i giudici e non ottempera gli obblighi di legge. Un governo che non abbia una ministra del Turismo rinviata a giudizio per falso in bilancio e indagata pre truffa aggravata ai danni dello Stato. E magari che non abbia una ministra del Lavoro che mente sulla sua laurea, che sarebbe stata ottenuta senza pagare la retta e facendo gli esami di domenica". Ma per Schlein la replica alla difesa di Nordio in Aula è stata anche l'occasione per ripetere ancora una volta il no del Partito democratico alla riforma della giustizia che lo stesso ministro ha richiamato nel suo intervento: "La vostra separazione delle carriere fatta in questo modo non fa altro che rivelare la vostra volontà di assoggettare la magistratura al potere politico. È diventato l'alfiere del populismo panpenalista. Cosa deve accadere perché presenti le sue dimissioni? Che il suo sottosegretario Delmastro critichi le sue riforme? - si è chiesta ironicamente la leader dem -. Ah no, questo è già successo. E neanche in quel caso lei si è dimesso. Nessuno dei due ha ritenuto di farlo visto che l'altro è stato condannato per rivelazione di segreti d'ufficio per manganellare l'opposizione con delle accuse diffamatorie".

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